Omelia di padre Michele Iorio - Sia lodato Gesù Cristo!
Ogni tanto si sente la notizia di qualche sacerdote o addirittura vescovo che ha abbandonato la sua vita di consacrazione a Dio e alla Chiesa. Ma, similmente, ahimè, quanti sono oggi i cristiani che rinnegano la propria fede?! Il giudizio su ciascuno spetta soltanto a Dio che conosce le coscienze; mentre il compito degli altri è quello di offrire preghiere e sacrifici per tutti gli “apostati” e insieme quello di rinnovarsi continuamente nel difficile impegno della fedeltà, radicandosi soprattutto nell’umiltà, nell’obbedienza e nella fiducia. Comunque, le parole di Gesù ammoniscono che solo “chi persevererà sino alla fine sarà salvo”.
Il tema dell’odierna Domenica è “la scelta e la sequela di Gesù”. Infatti, nella Colletta iniziale della Messa abbiamo pregato così: “O Dio che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità”. Noi siamo diventati cristiani completi con i tre cosiddetti “Sacramenti dell’iniziazione” (Battesimo, Cresima, Eucaristia); ma, finché si vive, c’è sempre il pericolo di ritornare indietro. Ecco perché gli apostoli ripetevano spesso ai primi cristiani simili raccomandazioni: “Chi sta in piedi, guardi di non cadere … il diavolo va in giro come leone ruggente cercando chi divorare … rimanete saldi nella fede …!”. Dunque, la preghiera di “rimanere sempre luminosi nello splendore della verità” è quanto mai opportuna in questa “domenica della scelta e della sequela”.
Scelta significa che noi abbiamo scelto di seguire Gesù, dopo che lui per primo ci ha scelti. Inoltre, ci sono anche vari livelli di sequela: chi da più lontano, chi da più vicino, chi da vicinissimo. Un vescovo, un prete, un religioso lo seguono molto da vicino: essi ricevono una consacrazione speciale per essere conformati più intimamente a Cristo, e si impegnano nei cosiddetti “consigli evangelici” di ubbidienza, povertà, castità, allo scopo di condurre sulla terra una vita più simile a quella di nostro Signore.
Ma non dimentichiamo che la scelta di seguire Gesù, quella più fondamentale, sulla quale d’altronde si poggiano tutte le altre successive, è costituita dal Battesimo. Fu proprio allora che diventammo discepoli di nostro Signore, che scegliemmo lui e che ci mettemmo sui suoi passi. Nella vita ognuno sceglie chi e che cosa seguire, sceglie in qualche modo i suoi maestri e ideali. E noi, in quanto cristiani – questo nome deriva da Cristo – abbiamo scelto Gesù, il quale disse ai suoi: “Mi chiamate Maestro e Signore e dite bene perché lo sono”. Come disse anche: “Padre, ti prego per questi e per quelli che per la loro parola crederanno in me”; Gesù dunque ha pregato per tutti i suoi seguaci sino alla fine dei secoli, anche per ciascuno di noi. E’ chiaro, naturalmente, che la scelta del Battesimo deve poi essere confermata in maniera cosciente e matura nella Cresima come negli altri Sacramenti e in tante altre circostanze della vita, specie quelle più difficili. In un certo senso e in tutta verità, ogni giorno si sceglie di essere e di diventare cristiani.
Questa è la “domenica della scelta e della sequela” cristiana nei vari livelli e forme di cui abbiamo detto. E le Letture della odierna Liturgia della Parola parlano appunto di tale argomento.
La I Lettura ci presenta Elia che, sul finire della missione profetica, sceglie come suo continuatore il giovane Eliseo; e lo fa col gesto simbolico di buttargli addosso il mantello. Subito poi lo ammonisce circa la serietà e l’importanza della vocazione ricevuta: “Va’ e torna perché sai bene che cosa ho fatto di te”, o meglio ancora che cosa lo stesso Dio aveva fatto di lui. Un vescovo, un sacerdote sono profeti, profeti del Nuovo Testamento. Perché profeta è colui che parla a nome di Dio, che annuncia la Parola di Dio; e chi più di un vescovo o di un sacerdote deve possedere e annunciare questa Parola di Dio, dal momento che Gesù comandò agli Apostoli e ai loro successori: “Andate in tutto il mondo e predicate il mio Vangelo”?
Nella II Lettura l’Apostolo S. Paolo scrive sullo stesso tema, rivolgendosi però ai cristiani in generale, i quali hanno la chiamata di seguire Gesù in forza del Battesimo. E fa loro una forte raccomandazione affinché si guardino dal pericolo a cui abbiamo già accennato: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù”. In sostanza dice: “Non ritornate di nuovo alla vita di prima, idolatrica e peccaminosa”; e poi spiega ancora meglio parlando dei desideri della carne e dello spirito. Il concetto è lo stesso della preghiera iniziale della Messa: “O Dio … fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità”.
La riflessione, poi, si fa ancora più approfondita dopo aver letto la pagina del Vangelo. S. Luca avrà forse messo insieme qui tre fatti capitati in tempi e luoghi diversi, ma che avevano come denominatore comune proprio quello della sequela di Gesù. A ognuno dei tre protagonisti Gesù dice in sostanza la stessa cosa: “Guarda che seguire me è una cosa bella ma insieme seria e importante; se la scegli, devi poi portarla avanti sino alla fine!”. E usa tre espressioni che veramente inchiodano. Potevano anche essere delle espressioni semiproverbiali che il popolo conosceva, per far capire subito a tutti le esigenze della sua chiamata: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli dei cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo … Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va’ e annunzia il regno di Dio … Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il Regno di Dio”. Sono sentenze che si ricordano facilmente a memoria e che rimangono impresse nella mente.
Consideriamo, inoltre, che nell’odierna pagina evangelica questi tre “esempi di vocazione” sono preceduti da un episodio storico: cioè, Gesù voleva fermarsi, per una sosta del suo cammino, presso un villaggio di Samaritani, i quali però rifiutarono di accoglierlo. Non stiamo qui a dire tutte le ragioni di questo rifiuto e che si riducono all’attrito esistente tra Samaritani e Giudei – Gesù era diretto a Gerusalemme – circa il culto da rendere a Dio.
Rifiutati da quegli abitanti, Gesù e i discepoli “si avviarono verso un altro villaggio”. Vi dicevo prima di vescovi, sacerdoti e cristiani che, rinnegando la loro vocazione, ricadono “nelle tenebre dell’errore”. Non dimentichiamo che è una grande grazia poter seguire Gesù nella vita cristiana o nella vita consacrata; ma se disgraziatamente si rinnega e si ritorna indietro, che succede?!… Gesù, rifiutato da quel villaggio, andò in un altro. Certamente il Regno di Dio continuerà il suo cammino, ma, ahimè, senza di te: ti sorpassa. Pensiamo a Giuda che tradì. Ah, se fosse stato fedele! Il Vangelo si sarebbe diffuso nel mondo più rapidamente anche per mezzo suo! Conosciamo le grandiose imprese di S. Pietro, di S. Matteo, di S. Paolo, di tutti gli apostoli che hanno dato il sangue per Gesù e per il suo messaggio. Resta però la tristezza che in questa opera di evangelizzazione manchi una parte, quella riservata a Giuda da tutta l’eternità. Se tu rinneghi la tua vocazione, la grazia riservata a te il Signore la darà a un’altra persona al posto tuo; il Regno di Dio continuerà ma senza di te: “si avviarono verso un altro villaggio”. Come sappiamo, al posto di Giuda fu scelto e consacrato l’apostolo Mattia.
Se affermiamo tutto questo, non è per intimorirci ma per farci rimanere nell’umiltà, e per spingerci a utilizzare meglio i doni di Dio: la preghiera, i Sacramenti, la S. Scrittura … Infatti, nessuno è sicuro di rimanere nella fede domani e dopo, sino alla morte. E lo affermiamo anche per renderci più fervorosi, generosi e gioiosi. Infatti, noi non dobbiamo solo accettare, quasi di mala voglia, la nostra vocazione di cristiani e di consacrati a Dio, ma dobbiamo essere gioiosi per essa, pensando che tra miliardi di uomini il Signore ha fatto nascere proprio me (dono della vita), il Signore ha scelto proprio me per farmi cristiano (dono della grazia), ha scelto proprio me per costituirmi sacerdote o religioso (dono della vita consacrata). Quale responsabilità, ma insieme quale grazia e quale gioia!…
Sia lodato Gesù Cristo!
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