V QUARESIMA–C - Sia lodato Gesù Cristo!
In questi ultimi anni ha fatto molto scalpore la notizia di una giovane attrice a “luci rosse”, la quale si è convertita e ha cominciato a frequentare regolarmente la preghiera, la Messa e i Sacramenti. E adesso va in giro per l’Italia a portare la sua testimonianza, e ha fondato anche una Associazione benefica “Le opere del Padre” tramite la quale aiuta i bambini poveri dell’Africa. E’ una storia vera che assomiglia molto a quella raccontata dalla pagina del Vangelo odierno.
Gli Scribi e i Farisei portarono la donna adultera da Gesù “per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo”. Era un tranello perché, in qualunque modo avesse risposto, Gesù si sarebbe trovato in contraddizione, o con la Legge di Mosè oppure con la sua stessa predicazione fatta di perdono e di misericordia. Ma Gesù, da Dio quale era, se ne esce brillantemente, anzi mette in difficoltà i suoi stessi avversari, rispondendo: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”.
Ma, a parte questo, per quella donna in realtà fu una grande fortuna essere condotta, se pure forzatamente, da nostro Signore Gesù Cristo. In questo modo, infatti, ebbe l’occasione di incontrarlo, di conoscerlo, di sperimentare la sua bontà e il suo amore, e di ottenere il perdono dei peccati e così cominciare finalmente una vita nuova. Insomma, quello che poteva essere per lei il giorno della morte con la lapidazione, fu il giorno della rinascita e della vera vita. Giorno felice, giorno indimenticabile!
Cari fratelli e sorelle, noi siamo tutti quanti peccatori, chi più chi meno, chi un campo e chi nell’altro, ma non tutti, ahimé, abbiamo coscienza e pentimento dei nostri peccati. Anzi, tanti oggi arrivano addirittura a giustificare i peccati e a vantarsene come fossero un bene. Ma soprattutto, non tutti abbiamo la Grazia di incontrarci con Gesù o di essere condotti da lui.
La Quaresima e la Pasqua, però, sono una grande occasione per fare questa esperienza, la stessa dell’attrice di cui ho detto e della donna adultera del Vangelo.
Il versetto prima del Vangelo esorta: “Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore, perché io sono misericordioso e pietoso”. E nella I Lettura il Signore, tramite Isaia, afferma: “Ecco, io faccio una cosa nuova… Aprirò anche nel deserto una strada, immetterò fiumi nella steppa”. Anche il deserto di una vita umana, distrutta dal peccato, può rifiorire quando è innaffiato dalle lacrime del pentimento e dall’acqua della Grazia di Dio. Tanti ne sono testimoni, a cominciare dall’apostolo S. Paolo che ci parla nella II Lettura dicendo: “… anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù”.
Il Signore Dio manifesta la sua onnipotenza soprattutto con la Grazia del perdono.: “Dio onnipotente – dice il sacerdote dopo il Confesso della Messa – abbia misericordia di noi”. La “ri-creazione” per mezzo del pentimento e del perdono è un’opera di Dio ben più grande della stessa creazione del cielo e della terra. Nel Salmo Responsoriale di oggi abbiamo ripetuto: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi”, ma, tra queste cose grandi, forse la più grande è appunto la Grazia del pentimento e del perdono.
Non c’è peccato, per quanto enorme e ripetuto, che non possa essere perdonato dal Signore Gesù, il quale è appunto morto sulla croce donando il suo corpo e il suo sangue in sacrificio “per la remissione dei peccati”. E la S. Messa, come ben sappiamo, rinnova questo stesso sacrificio del Calvario, applicandolo, qui ed ora, alle nostre anime.
L’unico peccato che non può essere perdonato è quello “contro lo Spirito Santo” che consiste, in sostanza, nel chiudere gli occhi alla luce e il cuore alla Grazia, negando la verità conosciuta e volendo rimanere nel peccato fino all’impenitenza finale. Esattamente il peccato che commisero gli Scribi e i Farisei che condussero da Gesù la donna adultera e il peccato di Giuda che andò ad impiccarsi.
Tutto sta, dunque, nel pentirsi e nel fare il fermo proposito di non peccare più, proprio come disse Gesù a quella donna: “Neanche io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. Infatti, Gesù non l’avrebbe perdonata se lei non avesse avuto il pentimento nel cuore, che forse maturò proprio in quegli istanti.
Cari fedeli, oggi Gesù vive e agisce nella Chiesa Cattolica e nei Sacramenti. Per avere il perdono dei peccati, dunque, bisogna accostarsi con le dovute disposizioni alla Santa Confessione. E’ proprio lì che Gesù, per messo dei suoi ministri i sacerdoti, continua a perdonare: “A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi”. Celebrare la Pasqua significa concretamente accostarsi ai Sacramenti della Confessione e della Comunione, secondo il precetto generale della Chiesa.
Ma, dopo la Confessione, dopo aver ottenuto il perdono e la Grazia, è necessario perseverare nel bene e nella vita nuova. S. Paolo ce ne dà l’esempio e ce lo insegna anche nella Lettura di oggi: “Non ho certo raggiunto la meta, non sono arrivato alla perfezione, ma mi sforzo di correre per conquistarla… dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la meta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù”.
E’ importante cominciare e ricominciare, ma è ancora più importante continuare e perseverare, ed è importantissimo e assolutamente necessario ben finire, ossia la perseveranza finale.
Per ottenere tutto questo, come ci insegnano i santi con l’esempio e con gli scritti, dobbiamo utilizzare i mezzi della Grazia, che sono sostanzialmente sempre gli stessi: la preghiera, la meditazione, i Sacramenti. E, in particolare, per evitare di ricadere nei peccati e specie nei peccati impuri, bisogna, come diciamo nell’Atto di Dolore, “fuggire le occasioni prossime di peccato”. Chi vuol tutto provare, sentire, vedere, sapere; chi si espone a tutti i rischi, chi frequenta persone e luoghi pericolosi, chi naviga su internet su qualunque sito, non potrà a lungo rimanere e perseverare nella Grazia di Dio. Bisogna avere, specie nel campo della purezza, il coraggio di fare dei tagli netti e delle scelte decisive. L’esperienza insegna: come dice il proverbio, “è l’occasione che fa l’uomo ladro”, e lo fa anche adultero, delinquente ecc ... Forse la donna adultera del Vangelo di oggi non era stata sufficientemente attenta sotto questo aspetto, e cadde miseramente.
Ci sono tanti grandi convertiti che, fuggendo le occasioni, utilizzando i mezzi necessari e perseverando nella strada intrapresa, sono diventati poi dei grandi santi. Come per esempio: S. Agostino, S. Margherita da Cortona, Beato Charles de Foucault ecc… Perché non possiamo anche io e te? E’ l’appello della Pasqua che ci apprestiamo a celebrare. Dobbiamo non solo convertirci, ma anche santificarci: a questo ci chiama la Grazia di Dio. Anche a questo proposito possiamo dire: “Niente è impossibile a Dio”.
E, infine, cari fratelli e sorelle, continuando la nostra riflessione sulle Letture di oggi e in particolare sul santo Vangelo, vorremmo dire un’ultima cosa. Perché non ci facciamo apostoli della Confessione? Perché non portiamo il più grande numero di anime al pentimento e al Sacramento della Riconciliazione? Tra le tante opere di carità, questa è una delle più grandi! Come abbiamo detto, fu ben fortunata quella donna adultera, di essere portata, suo malgrado, quella mattina dinanzi a Gesù! Nella Colletta della Messa odierna chiediamo di “vivere e agire sempre in quella carità che spinse il tuo Figlio a dare la vita per noi”. Se pensiamo che Gesù ha dato la sua vita, con infinita carità, per salvare le anime – e l’avrebbe data, come dicono i santi, anche per una sola anima – perché non abbiamo anche noi questa stessa carità soprannaturale? Perché non ripetiamo a quanti incontriamo la frase di S. Paolo: “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare”? Soprattutto i sacerdoti, naturalmente, devono avere questa sensibilità e carità pastorale, parlando spesso della Confessione, spingendo i fedeli a praticarla regolarmente e facendosi trovare sempre disponibili ad esercitare il loro ministero in questo sacramento. Cominciamo da quelli della nostra famiglia, o del nostro quartiere o del nostro ambiente di lavoro, che magari vivono abitualmente in peccato e lontani dalla Chiesa: “Che ne diresti? Domenica, vogliamo andare insieme a confessarci per la Pasqua”?
Ripetiamo: è una grandissima opera di carità portare le pecorelle smarrite e i figliuoli prodighi a Gesù, che ha raccontato tante parabole sulla misericordia e ha detto: “C’è più gioia in cielo per un solo peccatore che si converte”. L’apostolo S. Giacomo nella sua Lettera ci ricorda: “Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati” ( Gc 5, 19-20).
Cari fedeli, mentre lodiamo il Signore per tanti frutti di Grazia, vogliamo ripetere con le labbra e col cuore la giaculatoria insegnata dalla Vergine Maria a Fatima: “ O Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’Inferno, porta in cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia”. La Vergine Maria e il suo casto sposo S. Giuseppe intercedano per tutti noi. Amen!
Sia lodato Gesù Cristo!
Padre Michele
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