di Padre Michele Iorio. XVI DOMENICA TO-A - Sia lodato Gesù Cristo! - Una volta un celebre scienziato, fervente religioso, dovendo ricevere la visita di un suo compagno di studi che era ateo, ebbe questa trovata, per fargli comprendere l’errore nel quale si trovava. Mise sul tavolino della sua stanza un bel globo. Quando l’amico venne ed entrò, restò meravigliato e disse: “Oh, ma quanto è bello questo globo! Come è ben fatto! Lo hai costruito tu?”. - “No - rispose -, veramente non saprei!  Si è trovato qui per caso, forse è sceso dal soffitto!”. - “Ma come, mi stai prendendo in giro?! … E’ impossibile, se è così perfetto! Qualcuno lo avrà fatto!”. - “ Ma no, ti assicuro che è successo così, per caso!”. - “E’ impossibile!” ripeté l’amico. E allora egli concluse: “Tu dici essere impossibile che questo globo si sia formato per caso, e poi, contemporaneamente, affermi che la terra, il mondo, l’universo, il cosmo reale, così come è fatto, si sia formato per caso. Quello che dici tu è impossibile, è assurdo! “. Allora l’amico disse: “Hai proprio ragione!”.
Così dovrebbero dire tutti gli atei e i materialisti di questo mondo di fronte a noi cristiani che invece crediamo in un Dio Creatore di tutte le cose, e Creatore e formatore in modo particolare dell’uomo, capolavoro dell’universo.
Proprio questo oggi ci dice e ci insegna la Prima Lettura: “Non c’è Dio fuori di te”. E questo Dio ha creato il mondo e l’uomo, “e Dio vide che tutto era buono, che era molto buono”.
 Fratelli e sorelle, questa è la nostra fede. Guardando noi stessi e guardando quanto ci circonda, restiamo meravigliati e ci chiediamo: “Perché c’è qualcosa mentre potrebbe non esserci nulla?! … Perché ci sono le stelle mentre potrebbero non esserci?”. Vuol dire che qualcuno ce le ha messe lassù.  Eppure, noi conosciamo ancora molto poco di tutto quello che esiste! … Chissà quanti altri astri e galassie, chissà quante altre meraviglie in questo universo sconfinato che tutto è opera di Dio?! … Contemplando con animo religioso  l’universo e l’uomo e il tutto, non possiamo che metterci in ginocchio, in preghiera, in adorazione, come dicono i Salmi della Bibbia: “O Signore, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! Tu chiami le stelle per nome ed esse rispondono: ‘eccoci’, ed esultano di gioia per Colui che le ha create!”.
 
Però il Signore Iddio non solo ha creato tutte le cose ma egli si prende anche cura dell’universo e in modo particolare dell’uomo. È il dogma cosiddetto della Divina Provvidenza, che noi crediamo fermamente, anche contro tutte le apparenze contrarie. L’opposto non sarebbe degno né di Dio e né dell’uomo. Ci sarebbe la disperazione e l’angoscia più nera, ci sarebbe la morte.  Invece, come insegna il Catechismo: “Il Signore ha cura di tutte le cose create e le guida al loro fine”. Il Signore ha cura di ciascuno e di ogni cosa. Non diceva forse Gesù Cristo: “Guardate gli uccelli del cielo, guardate i gigli del campo. Sono quasi un nulla, eppure il Padre vostro li nutre e li veste; quanto più voi, gente di poca fede?! …”. Si tratta dunque di avere una grande fede, una fede viva, forte, sincera; una fede che resiste a tutte le prove e tentazioni.
Quali prove e tentazioni? Non c’è bisogno che ve le elenchi perché ciascuno di noi ne fa esperienza. Tante volte, infatti, ci saranno venuti questi pensieri: Ma se il Signore è Creatore e Provvidente, allora perché - comincia il gioco del perché -, e allora perché nell’universo ci sono anche cose che non vanno, o che secondo noi non vanno?! … Perché, per esempio, un bambino nasce cieco o storpio? Perché c’è la sofferenza, e in particolare la sofferenza dell’innocente, cioè la sofferenza senza apparentemente un perché, un motivo, una causa, una giustificazione?! … Se tu ci sei, o Dio, perché vuoi o permetti queste cose?! … E se tu sei Padre, se tu sei buono, se tu sei provvidente,  perché queste cose?! … perché nel mondo poi ci sono le guerre? Perché ci sono le liti, gli omicidi, perché c’è chi opprime, perché c’è insomma tutto questo male?! … Eh sì, il perché del male, il problema del male, che è antico quanto è antico il mondo. Difatti, secondo la nostra fede cristiana, il male è proprio all’origine della creazione. Quando Dio creò l’uomo, lo creò buono.  Ma poi venne il male, ad opera del Maligno, il Diavolo, e fu il cosiddetto “peccato originale” da cui sono derivati e a cui sono collegati tutti gli altri mali. E ancor prima, quando Dio creò gli angeli, anche essi erano buoni, ed erano suoi servitori, ma poi nella loro libertà alcuni di loro si ribellarono al Signore, e diventarono demoni. E il male cominciò ad esistere nell’universo. Proprio dunque alle origini.
Il problema del male, o meglio ancora il mistero del male, perché il mistero è qualcosa che ci supera, è qualcosa più grande di noi, è qualcosa che noi, se vogliamo essere ragionevoli e giusti, dobbiamo chinare la fronte e dire: Io credo che tu, o Signore, guidi il mondo e l’uomo verso un fine che tu sai e che è un fine d’amore, e che è un fine di bontà e che è un fine di redenzione, nonostante il male, o meglio ancora, attraverso il male, anche per mezzo del male. Perché, dice sempre il Catechismo: Il Signore è così onnipotente, è così sapiente ed è così misericordioso che sa trarre il bene anche dal male.
Dal male e dal peccato dei nostri progenitori, Adamo ed Eva, Dio trasse il bene sommo della nostra redenzione, il bene dell’invio del suo Divin Figlio come nostro fratello in mezzo agli uomini, ed è Gesù Cristo, adorato e benedetto per tutti i secoli. Tanto che la Chiesa, considerando questo mistero dell’Incarnazione e della Redenzione, la notte di Pasqua canta: “O felice colpa che ci hai meritato un così grande Redentore!”.
E dal male del tradimento di Giuda, dal male della Crocifissione di Nostro Signore, Dio Padre compì  il suo piano di salvezza e di Redenzione. E - secondo la fede - così è per ogni male, per ogni sofferenza, la più grande e la più piccola, la più manifesta e la più nascosta. Così è anche per la sofferenza di un bambino che nasce cieco o che nasce storpio. Così è anche per la sofferenza di ogni ammalato. Così è anche per la sofferenza di ogni amico che viene tradito. Così è anche per le sofferenze delle guerre. Così è anche per la sofferenza dei terremoti o dei cataclismi che sconvolgono questo nostro pianeta.
La domanda del “perché” non è mia ma dell’uomo in quanto tale. Ed è stata - come avete sentito - anche dei servi della parabola evangelica di oggi, la parabola del buon grano e della zizzania, che Nostro Signore Gesù Cristo ci ha non solo raccontato ma anche spiegato con semplicità e bontà. Ce l’ha spiegata per insegnarci proprio queste cose che anch’io sto cercando di illustrare.
C’è il buon grano: E noi ti lodiamo, Signore, e ti ringraziamo perché tu lo hai creato e hai seminato nell’universo tanto bene, tanto buon grano!  Ma, Signore, noi vediamo anche la zizzania - perché i nostri occhi non sono ciechi -, vediamo che c’è anche il male: Perché, padrone? Come mai  questo male?  “Eh, sapete, lo ha seminato un nemico; sì, il nemico, il Diavolo, il Demonio!”. E dell’esistenza del Diavolo Nostro Signore ce ne ha parlato tante e tante volte. Il Demonio di cui San Pietro dice: “Come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare”. Egli non mangia e non dorme ma fa sempre quest’unico mestiere: andare in giro per la rovina degli uomini, per la rovina delle anime. Ecco dunque il motivo della presenza della zizzania in questo campo che è l’universo, in questo campo che è il mondo, in questo campo che è la Chiesa, in questo campo che è ogni singola anima, in questo campo che è il nostro cuore, dove, da quando siamo nati, si combattono il bene e il male, la luce e le tenebre.
 
Ma il discorso va  avanti; e i servi chiedono: “Ma vuoi, Padrone, che andiamo a togliere la zizzania, a sradicarla perché è fuori posto, perché l’ha seminata un nemico, come tu hai detto?”. - “ Ma no, non lasciatevi prendere dalla collera, dall’impazienza e dalle passioni!”. Dunque, il male c’è e ci deve essere, o meglio deve restarci. Deve restarci perché il Signore guida le sorti dell’umanità, della Chiesa e di ogni singola anima anche attraverso il male. Egli permette il male per un fine di bene, per uno scopo di bene.
E quale può essere il bene della zizzania, presente nel campo a fianco del buon grano?! … Mah, quale può essere il bene?! … A questo punto, io vorrei insieme a voi leggere nella testa di Dio, cosa certo non facile, anzi impossibile! Ma Gesù Cristo nel Vangelo - perché è lui il seminatore che semina il buon seme - dà una qualche risposta. E dice: “Affinché non sradichiate,  insieme alla zizzania, anche il buon grano”. Mentre, crescendo insieme, buon grano e zizzania, alla fine si vedrà meglio la differenza tra i due, e il buon grano potrà essere raccolto nei granai del Padre Celeste, mentre la zizzania, prima ancora, potrà essere raccolta e bruciata nella fornace ardente. Dunque, c’è un motivo di bontà, c’è un motivo di convenienza perché  la zizzania cresca insieme al buon grano. Per esempio: i cattivi e gli operatori di iniquità provano la fede e la virtù dei buoni. E, provandola, la arricchiscono, la rendono più forte. Perché ci sono i martiri? Perché ci sono stati dei persecutori. Perché gli articoli della nostra fede, quelli che proclamiamo nel Credo ogni domenica, sono così chiari e precisi? Perché ci sono stati gli eretici che li hanno negati! Come vedete, c’è una convenienza anche del male  e della zizzania.
E poi, per un motivo ancora più profondo: perché “finché c’è vita c’è speranza” dice un proverbio. Cioè, finché c’è la luce, si può sempre agire;  e allora c’è sempre la speranza che nello scorrere del tempo la zizzania diventi buon grano. San Paolo non era forse zizzania prima? Eppure si convertì, diventò buon grano, e poi addirittura seminatore di buon grano. E questa è la storia di tutti i convertiti, forse anche la nostra storia. Eravamo cattivi e,  per grazia di Dio, siamo diventati un po’ più buoni. Ma siamo ancora in parte zizzania e allora possiamo diventare sempre più buoni, migliori, più santi. E se la nostra vita finisse oggi, se il Signore dovesse chiamarci in questo momento?! … Ma vedete, il Signore ci lascia ancora in vita affinché possiamo continuare a convertirci e a fare il bene, a crescere nella virtù e nella perfezione. 
La zizzania può sempre diventare buon grano. Avete sentito l’autore della Prima Lettura?  “Come sei mite, Signore, nonostante che sei onnipotente, forte e sapiente; come sei indulgente, misericordioso, perché tu dai la possibilità dopo i peccati di convertirsi, dai il tuo perdono, dai la possibilità di cambiare vita”. Il buon ladrone ebbe la possibilità di cambiare vita proprio lì sulla croce, nel momento estremo, ed ebbe l’assicurazione: “In verità ti dico: oggi sarai con me in Paradiso!”.
 
Cari fratelli e sorelle, per la nostra piccola testa è già troppo quello che siamo riusciti a capire, o meglio quello che ci è stato rivelato, riguardo al mistero del male nel mondo. Ma l’ultima risposta, se abbiamo un po’ di pazienza, e se abbiamo tanta fede, e se facciamo il bene in questa vita, l’ultima risposta ce la darà direttamente Nostro Signore Gesù Cristo quando lo vedremo faccia a faccia nell’ aldilà.
Intanto, che cosa dobbiamo fare? Che cosa possiamo fare? Dobbiamo forse chiederci continuamente: perché, perché, perché?! … e magari non con animo da figli, ma quasi da padroni?! … No, Signore - dice ancora la Prima Lettura di oggi - tu sei l’unico, tu non hai bisogno di essere giustificato da nessuno, e non hai bisogno di giustificarti di fronte a nessuno perché nessuno è più grande di te. Quanto tu fai e operi, anche se cozza con la mia testa, io ci credo con assoluta certezza che è vero, che è buono, che è giusto, che è conveniente, che deve essere così.
Che cosa faremo allora? Pregheremo forse come i servi che subito vengano tolti tutti gli scandali, tutta la sofferenza e tutto il male di questo mondo?! …  No, neanche questa è una domanda giusta, buona, santa, secondo Dio.
Ma pregheremo in altro modo; pregheremo come ci esorta e come ci fa comprendere quest’oggi San Paolo nellaSeconda Lettura, pregheremo “secondo i desideri dello Spirito Santo”. Perché spesso noi siamo così pazzi e così stolti che non sappiamo nemmeno che cosa sia conveniente domandare. Anche San Paolo quella volta non seppe che cosa era conveniente domandare quando per tre volte pregò il Signore di togliergli quella “spina nella carne”. Ma alla fine il Signore gli apparve e gli disse: “No, Paolo, ce l’hai questa spina e devi tenerla. Ti basta la mia grazia!”.
Ecco dunque la nostra preghiera, quella che hanno fatto i santi: “Io credo, Signore, ma tu  accresci la mia fede! Accresci la mia speranza nella vita eterna e nei beni dell’aldilà! Accresci il mio amore, la mia carità verso te al di sopra di ogni cosa e verso tutti i miei fratelli! In modo particolare, ti prego per quelli più lontani, per quelli che non ti credono, che non sperano e che non amano, affinché nel maggior numero possibile da zizzania essi possano diventare buon grano ed essere riposti un giorno nei granai del Paradiso”. Amen!
 
Sia lodato Gesù Cristo!

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