Di Padre Michele Iorio - XV DOMENICA TO-A. Sia lodato Gesù Cristo! Il pio israelita, quando entrava o usciva di casa, toccava con la mano un astuccio posto alla sommità della porta, e poi baciava le dita mormorando una preghiera. In quell’astuccio c’era un rotolo con su scritta questa frase della Bibbia: “Ascolta, Israele: Il Signore è l’unico Dio!Amalo con tutto il cuore, la mente, le forze! Questa parola sia sempre dinanzi ai tuoi occhi, mettila al tuo braccio, sul limitare della tua porta. Questa parola tienila sempre con te e meditala”. Proprio questa frase citò Nostro Signore quella volta quando fu interrogato: “Qual è il primo e il più grande comandamento?”, ed egli appunto rispose: “Ascolta, Israele: il Signore è l’unico Signore, ama Dio con tutto il cuore, la mente e le forze!”.
Bene, cari fratelli e sorelle, voglio ricordare a me e a voi proprio questa frase, questa che è “la parola delle parole”, questo comandamento dell’amore di Dio attorno a cui tutto deve ruotare, da cui tutto deve partire, e a cui tutto deve ritornare. Dobbiamo dunque subito domandarci: Io amo Dio? Quanto lo amo?! Come lo amo? Che cosa posso fare per amarlo di più e meglio, per corrispondere al suo amore, per assomigliare ai Santi e soprattutto alla Beata Vergine Maria Regina dei Santi?! …
Vogliamo esaminarci sull’amore di Dio perché la parabola del seminatore che abbiamo ascoltato nel Vangelo di oggi, forse in profondità, a ben comprenderla, può avere proprio questo significato e valore: cioè, il terreno (che è ogni anima cristiana) produrrà frutto, e produrrà molto frutto, nella misura in cui si ama Dio. Più amiamo Dio, meglio lo amiamo e più produciamo frutto. Se invece viviamo questo amore in maniera superficiale, distratta, secondaria, parziale, limitata ecc …, allora, ahimè, il terreno della nostra anima non produce frutto, ma è piuttosto un terreno sassoso, spinoso, o è una strada battuta.
In sintesi: l’amore di Dio può essere sia lo stesso seme gettato, sia la terra buona dove il seme può produrre in abbondanza.
Quindi, rinnoviamoci nel proposito di amare veramente Dio con tutto il cuore, anche e soprattutto nella sofferenza (di cui ci parla S. Paolo nella Seconda Lettura).
E crescere giorno per giorno in questo amore, in modo da far sì che l’amore di Dio sia sempre più presente nella nostra vita, in maniera attuale, se fosse possibile 24 h su 24, giorno e notte.
E, inoltre, che questo amore di Dio sia sempre più puro.
Ho detto “in maniera attuale, 24 h su 24”, perché per mille ragioni, ahimè, come sappiamo per esperienza, noi non riusciamo forse a tanto, però dobbiamo tendervi, dobbiamo sforzarci.
Non riusciamo a tanto: a pensare sempre a Dio, a restare fissi in Lui, concentrati in Lui, calamitati da Lui. Non riusciamo perché purtroppo siamo presi da tante cose, faccende, lavori, e soprattutto da pensieri, preoccupazioni, progetti. Ma, se mettiamo Dio in tutte queste nostre cose e pensamenti - e deve essere così, almeno come atmosfera, come l’aria, o come sottofondo -, allora comunque non ci distacchiamo dall’amore, anche quando i piedi camminano e le mani agiscono.
Ma, certo, è molto impegnativo, perché la vita ci distrae, e poi perché noi siamo limitati e fragili: basta un nonnulla, un pensiero, uno sguardo ecc … e scendiamo già di quota. Solo i Santi in Paradiso amano Dio in maniera attuale , 24 h su 24 (anche se lì non esiste il tempo) e non si distaccano mai da Lui. Però, noi qui in terra dobbiamo continuare a sforzarci sempre e in maniera costante per raggiungere una simile meta.
Ecco perché il Signore ci dà la vita: perché oggi possiamo amarlo più di ieri e domani più di oggi. E così via, fino all’ultimo giorno quando saremo chiamati a passare nell’amore da questa all’altra vita, come è stato per i Santi, magari mormorando e pregando, come per esempio Santa Teresina sul letto di morte: “Mio Dio, io ti amo, ti amo!...”.
Quindi, ripeto: amare Dio, sforzarci di amarlo in maniera continua e progressiva, senza “soluzione di continuità” si direbbe con espressione tecnica e specifica.
E poi, l’altra espressione che ho usato è “amarlo con amore puro”. Puro significa “qualitativamente eccellente”, non impuro, non inquinato. E l’amore di Dio è inquinato quando insieme all’amore a Lui, ci sta, per esempio, un amore sbagliato e sregolato alle cose, alle creature e a noi stessi: i nostri egoismi, i nostri piaceri, i nostri tornaconti, ecc … Purtroppo, spesso noi uomini - anche cristiani e consacrati - ci lasciamo guidare, a volte anche nelle opere più sante, non dal puro amore di Dio e dalla retta intenzione - come invece fece sempre la Beata Vergine Maria - ma a volte, insieme a tanti motivi di bene e di amore, di amore giusto e divino, ci immischiamo le nostre miserie, i nostri attaccamenti, i nostri piaceri. Di modo che, magari perseveriamo nell’amore fino ad un certo punto, e poi quando le cose non vanno secondo i nostri gusti, veniamo meno e cadiamo. Segno che non eravamo del tutto animati dal puro amor di Dio. Ecco perché la necessità di tendere all’amore sempre più puro è un dovere per tutti noi cristiani.
Ripeto: amore a Dio attuale, almeno come sforzo e come tensione, 24 h su 24.
E amore a Dio puro, liberandolo da tutte le scorie e da tutti gli inquinamenti.
Quando arriveremo alla meta - anche se nell’amore si può e si deve salire sempre più in alto: “la misura dell’amore è amare senza misura” -, ma quando per davvero Dio diventerà il nostro centro, l’atmosfera costante in cui ci muoviamo (così come ci muoviamo nell’aria), dovunque andiamo, qui o a New York, in aereo o per terra o per mare; quando Dio sarà per noi così, allora per davvero l’amore ci trasformerà in lui, perché il vero amore o trova simili o rende simili alla persona amata. E, in questo caso, assimilerà noi al Signore Dio; dunque, ci farà partecipare della sua infinità, della sua bontà, della sua grandezza, della sua santità. Così è stato per i santi e le sante, e così sia anche per noi!
Sia lodato Gesù Cristo!
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