Di Padre Michele Iorio

Sia lodato Gesù Cristo!

Santa Margherita, vergine e martire dei primi secoli del Cristianesimo, fu catturata e portata dinanzi al prefetto di Antiochia; e lì per la Grazia di Dio, per potenza dall’alto, testimoniò fermamente la sua fede senza rinnegarla. Ad un certo punto, il prefetto le disse sdegnato: “Certo, non c’è pazzia più grande della tua: credere ad uno che è morto sulla croce come un malfattore!”. - “Come sai questo?” chiese Margherita. “Dai vostri vangeli, che voi ritenete libri sacri!”. - “Sì, certo! - rispose Margherita - le cose stanno effettivamente così. Però tu non sai tutta la verità. Gesù Cristo il Nostro Signore, è morto e così ha dimostrato di essere vero uomo. Ma - aggiunse - Egli è anche risorto, e pure questo viene testimoniato dal santo Vangelo, e risorgendo dalla morte ha testimoniato di essere anche vero Dio! E perciò io non temo di rischiare la mia vita per testimoniare la mia fede in Lui!”.  Difatti fu proprio così: Margherita venne decapitata, morendo martire per Cristo, e andò a cantare l’alleluia eterno nel Regno dei Cieli.

Cari fratelli e sorelle, se noi oggi siamo venuti così numerosi in chiesa, è proprio per celebrare questo avvenimento, il più grandioso della storia e il più centrale della nostra fede cristiana. E siamo venuti proprio per cantare l’alleluia, cioè la gioia e la gloria della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, di Colui che nacque da Maria Vergine, di Colui che  passò beneficando tutti, insegnando la buona novella del Regno, operando guarigioni, confortando, facendo il bene, come ci ha detto oggi San Pietro nella Prima Lettura. Sì, parliamo della Risurrezione di Nostro SignoreGesù Cristo, del Figlio di Dio fatto uomo. E sulla sua Risurrezione, su questo Dio fatto uomo, morto e risorto per noi, noi cristiani puntiamo tutta la nostra vita, giochiamo tutta la nostra esistenza.

Oggi è Pasqua, e noi ci scambiamo gli auguri pasquali - “Tanti auguri, buona Pasqua!”-  per cartolina, per telefono, per lettera, per e-mail e in altri modi. Ci incontriamo e facciamo festa per la Pasqua, anche a tavola, per le strade, nei negozi, dove ci si ritrova: “Buona Pasqua!”. E poi ci sono le colombe pasquali, e le uova, e le cioccolate, specialmente per i bambini, e tante altre cose ancora. Sì, è Pasqua! Tanti auguri!

Ma che significa Pasqua? Che vuol dire? Quale ne è il valore per noi, che non siamo pagani ma siamo cristiani?! … Per noi che crediamo e speriamo in lui,  che l’amiamo con tutto il cuore e con tutta l’anima, e che vogliamo amarlo sempre di più? Che significa per noi Pasqua? Per me oggi che significa Pasqua?

Pasqua, etimologicamente, vuol dire “passaggio”; sì il passaggio! Ma di quale passaggio si tratta? Gli antichi Ebrei, che ci hanno preceduto nella fede, ricordavano in questi giorni il loro passaggio, il passaggio dei loro padri dalla schiavitù dell’Egitto - dove erano oppressi e maltrattati, attraverso il Mar Rosso, liberati miracolosamente dal Signore, da Jahwè che li guidava con mano misericordiosa e potente - questo passaggio dall’Egitto alla Terra Promessa, dalla schiavitù alla liberazione, possiamo anche dire dalla morte alla vita. Questo gli Ebrei celebravano. E noi che siamo il nuovo Israele, il nuovo popolo di Dio, festeggiamo ugualmente un passaggio, possiamo anche dire “il passaggio dalla schiavitù alla liberazione”, il passaggio dalla morte alla vita. Sì, perché la Pasqua è la festa della vita, è la festa della vita nuova; è il passaggio dunque alla vita nuova.

Quest’oggi nella Sequenza abbiamo ascoltato: “Morte e vita si sono affrontati in un prodigioso duello”, hanno fatto per così dire “a braccio di ferro”. Chi vince: la morte o la vita?! … E abbiamo ascoltato la parola liberatrice: Ha vinto la vita; il Signore della vita Gesù era morto, ma risorgendo ha fatto trionfare la vita.

Cari fratelli e sorelle, guardando un po’ noi stessi e il mondo, la società e la stessa creazione, non vi sembra che davvero morte e vita fanno a “braccio di ferro”?  C’è l’inverno e l’autunno e poi c’è la primavera e l’estate: un po’ la morte e un po’ la vita,  qualcosa muore e qualcosa rinasce. Il seme nel terreno marcisce e muore, ma poi anche il seme risorge per una vita nuova, per un essere nuovo. Qualcosa muore e qualcosa vive.

C’è tanta sofferenza a questo mondo. La sofferenza e la morte, che è alleata della sofferenza,  sferra, per così dire, i suoi attacchi; soffrono gli uomini a questo mondo, e quanto soffrono! Il regno della morte è molto esteso: le malattie, le guerre, la fame, le pestilenze, gli odi, gli assassini, e tutto ciò che è collegato con la morte; la droga e i vizi e tante altre cose veramente brutte di oggi, alleate della morte. E poi c’è l’odio, la violenza. Sembra che per davvero la morte trionfi. Sono tutti alleati, terribili alleati della morte.

Ma insieme dall’altra parte  poi  c’è il bene. Oltre alla zizzania, c’è il buon grano: cresce insieme, un po’ confuso. C’è il bene, c’è la forza del bene, della vita che ritorna. C’è il giorno che viene dopo la notte. C’è la primavera che viene dopo l’inverno, c’è la vita che nasce, un bambino. La vita anche ha una grande potenza in questo mondo; ma morte e vita, bene e male si combattono. A volte ci viene spontaneo l’interrogativo: chi vincerà? Di chi sarà l’ultima parola? Chi avrà ragione? Chi continuerà dopo? Che cosa sarà alla fine?

 

Fratelli miei, quando celebriamo la Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, Lui ci dice, non tanto con le parole ma con la sua Risurrezione, col fatto storicamente accertato che egli non è più morto ma è vivo, ci dice che davvero in ultimo trionferà la vita, che noi siamo fatti per la vita e per la Risurrezione. Lui testimonia che il bene alla fine vincerà, Lui testimonia che l’amore dovrà avere la parola definitiva, e Lui testimonia che tutti quelli che lo seguiranno su questa stessa strada sono incamminati bene, avranno il Regno dei Cieli che è appunto vita, amore, bene, tutto il bene, l’eterno amore, Dio che è il bene, Dio che è amore, Dio che è vita. Questo è il nostro radioso destino. E se Cristo non fosse risorto, noi tutto questo non solo non lo sapremmo, ma noi questo cammino non l’avremmo mai potuto percorrere, neanche iniziare a percorrerlo.

Ecco, fratelli miei, che cosa vogliamo significare quando diciamo: “Oggi è Pasqua, celebriamo la Pasqua , è la Risurrezione di Gesù, e tanti auguri per questa Risurrezione e per questa Pasqua!”.   Mettiamoci veramente nella testa e nel cuore e nella vita la convinzione che noi siamo fatti per la vita, e per la vita nuova, unicamente per questa vita, perché la nostra vita non è stare bene su questa terra. Alla fine infatti che resta?! …  Se tu accumuli soldi, se accumuli beni, case, terre; se accumuli fama e ricchezze, se accumuli tutto quello che vuoi, anche il mondo intero, come disse Nostro Signore - e nessuno uomo ha mai avuto il mondo intero nella sua tasca o sotto i suoi piedi - sì,  alla fine che resta?! … Forse che è questa la vita? Siamo fatti per questa vita? No, la vita, questa vita tu non la puoi trattenere. Anche se sei l’uomo più ricco del mondo, ricco sfondato, non puoi trattenere la tua ricchezza, essa sfiorisce come un fiore a sera. Non puoi trattenere la tua potenza, la tua forza; verrà sempre uno più forte di te che ti metterà da parte - così è stato per i grandi uomini, per i grandi imperi -. Non puoi trattenere con te il tuo vigore fisico e la tua bellezza: viene la vecchiaia, “sorella vecchiaia”, e ti indebolisce le mani e i piedi, e devi sederti un poco  più spesso, e devi riposarti,  e  finiscono le forze.

Non siamo fatti per questa vita, non è possibile; eppure noi vogliamo la vita, la sentiamo dentro prorompente, come una cascata, come una sorgente di acqua che vuole uscire. Siamo fatti per la vita, ma per la vita eterna, per la vita che Gesù ci ha portato morendo e risorgendo per noi.

 

E dove la prendiamo questa vita?! … Dov’è questa fonte a cui dissetarci?! …  Ma dove se non qui in chiesa, accanto a Gesù, accostandoci a lui?! ...

In poche parole, questa vita è la sua Grazia, la sua divinità che viene comunicata a noi. Noi siamo innestati in lui. E quando? Nel giorno, vicino o lontano, del nostro Battesimo. Oggi San Paolo ha detto: “Se siete risorti con Cristo …”; e quando, caro San Paolo?  Dicci: quando siamo risorti con Cristo? Ecco, appunto nel giorno del nostro Battesimo. Prima, alle spalle, c’era la morte, la morte del peccato, del peccato originale o degli altri peccati - per chi si battezza da grande, come spesso avveniva nei primi secoli -. Alle spalle c’è la morte mentre il Battesimo è una nascita o una Risurrezione: è una vita nuova con nostro Signore Gesù Cristo. Ecco, la Grazia di Dio ci viene donata all’inizio, primordialmente, proprio nel sacramento del Battesimo. Ecco perché i primi cristiani, i neofiti, venivano battezzati la notte di Pasqua: per simboleggiare meglio che dalla Risurrezione di Gesù essi avevano la vita nuova.

Ma poi, dopo il Battesimo, la vita nuova ce l’abbiamo continuamente a disposizione nei sacramenti; basta che noi vogliamo avvicinarci per bere, per attingere. Perché la Chiesa ha dato il precetto: “confessarsi e comunicarsi almeno una volta all’anno a Pasqua”? Perché la Chiesa nostra Madre, che ci vuole bene, vuole dirci: Voi, confessandovi e comunicandovi, bevete di quest’acqua che è la Grazia di Dio, avete questa vita nuova, partecipate alla Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Il peccato vi ha resi come rami secchi sull’albero nuovo che è lui; mentre con la Confessione rinverdite di nuovo, con la Confessione la sua linfa vitale ritorna a scorrere in voi. Confessarsi e comunicarsi almeno una volta all’anno, a Pasqua.

E per lo stesso motivo noi siamo venuti in Chiesa per partecipare a questa Santa Messa, perché qui è la fonte dove attingere la vita e la Grazia. Dobbiamo avvicinarci a Gesù per avere la vita nuova, la vita da risorti, non altrove.

Perciò noi cristiani, cari fratelli, non sappiamo celebrare la Pasqua se non in chiesa, se non vicino al Signore, se non vicini tra di noi, se non accostandoci in abbondanza ai santi sacramenti, se non partecipando spesso con tutta l’anima a queste liturgie, alla Santa Messa, ascoltando in abbondanza la Parola di Dio, e accostandoci spesso alla Comunione che è la fonte della vita. Unione più intima della Santa Comunione non ci può essere su questa terra: ecco la vita nuova! Qui però è come in germe, poi questa vita nuova si manifesterà in abbondanza e in pienezza nell’aldilà, come ha detto San Paolo : “Quando Cristo si sarà manifestato, anche voi sarete manifestati insieme con lui nella gloria”. Di là, nel Regno dei Cieli, si romperanno tutti gli argini e la vita, questa vita nuova, sarà un oceano senza più sponde.

Questo noi crediamo, questo per noi è la Pasqua. E tutto ciò avviene  proprio oggi, dico oggi, in questo giorno, perché oggi il Signore dona le grazie nuove, le grazie speciali che sono avvenute il giorno della sua Risurrezione tanti e tanti anni fa. Forse avete visto dei films per tv in questi giorni sulla vita di Nostro Signor Gesù Cristo, sulla sua Passione e Morte  e Risurrezione. So che in molti paesi c’è stata la sacra rappresentazione della Passione di Gesù; cose davvero molto belle che fanno commuovere fino alle lacrime. Però lì è solo un ricordo, è appunto una “rappresentazione”.  Invece qui in chiesa non è “rappresentazione”  ma è “ripresentazione”,  è lo stesso avvenimento che di nuovo si ripete. Qui davvero Gesù muore e risorge, nella liturgia, nella Chiesa, durante la Santa Messa. Ecco la nostra Pasqua, fratelli miei! Volete fare Pasqua così? Noi vogliamo fare questa Pasqua! E’ l’unica Pasqua che so augurare a me e a voi.

Ma queste cose bisogna farle bene, con tutto il cuore e con tutta l’anima. E se le comprendiamo, se cominciamo ad assaporare questo pane e a gustare quest’acqua e questa vita nuova, non ci lasceremo pregare per confessarci e per comunicarci almeno una volta all’anno. Anzi, lo faremo il più frequentemente possibile. E allora, il Signore sarà veramente con noi, il Signore ci aiuterà. E sarà più facile e tanto bello vivere da risorti. Fratelli e sorelle, questa Pasqua sia oggi, proprio oggi, per tutti quanti noi! Amen!

Sia lodato Gesù Cristo!

 

 

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