Nella solennità dell'Epifania condivido questa riflessione di Don Carlo De Ambrogio, fondatore del GAM, che trovo molto interessante e veramente bella. Parla della speranza come un'inquietudine del cuore che permette agli uomini di camminare verso il futuro. 

«Abbiamo visto la stella»
. Il lungo viaggio dei Magi, simbolo della nostra vita, termina con l’incontro definitivo con colui che è il sogno di tutti i sogni: «Gesù, con Maria sua Madre». I Magi: sono una casta particolare di scienziati, di studiosi. Affascinati dallo studio: scienziati, astronomi. Li pungola la ricerca di Dio.
Che cosa sospinge i Magi? La speranza. Che cosa sospinge e muove noi quaggiù? La speranza. La speranza è un’inquietudine del cuore che permette agli uomini di camminare verso il futuro in un’attesa fiduciosamente prolungata. È la forza segreta che fa vibrare la nostra anima, che tiene alto il morale, che ci sospinge a tutto ciò che di grande sta fuori di noi. Dice S. Tommaso: «È l’estensione dell’anima verso qualche cosa di grande». La fede opera uno strappo della nostra esistenza, perché ci apre ad una realtà più grande. «Abbiamo visto la stella». La stella è come la fede: ci indica qualche cosa di meraviglioso. Attraverso la fede la nostra esistenza scorre fuori, va verso il futuro, perché il presente è avvolto nell’oscurità. La coscienza umana si protende verso il futuro. L’uomo prova sempre un vuoto immenso nel suo cuore, vuoto che viene riempito dal futuro.
L’uomo è essenzialmente insoddisfatto della sua situazione raggiunta. Nessun uomo realmente «vive», perché non siamo ancora quello che sogniamo di essere; siamo solo un abbozzo. Abbiamo fame di un futuro più bello. La speranza di un futuro migliore è indistruttibilmente fondata nell’aspirazione umana alla felicità. La speranza batte in tutti noi; la speranza di una liberazione definitiva dal potere del male; la speranza della libertà, della sicurezza; di un mondo perfetto; di un amore sconfinato.
Questa realtà ultima a cui tende l’uomo, noi la chiamiamo «patria». Ecco perché noi siamo pellegrini quaggiù; la nostra patria non è qui. Giace nell’oscuro fondo di tutto; nei nostri sogni ad occhi aperti, nel nostro fantasticare, nelle nostre utopie, nei nostri sistemi di pensiero, nelle nostre arti. Il mondo che è in noi tende verso qualcosa di infinitamente bello. L’uomo non va capito dal suo passato; va capito dal futuro che egli sogna.

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