Sia lodato Gesù Cristo! - Cari fratelli e sorelle, se non ci sentiamo bene in salute, giustamente andiamo dal medico che ci fa la diagnosi e poi ci assegna la cura: “Prendi questo prodotto, mattino, mezzogiorno e sera, per 15 giorni”. E alla fine, se tutto va bene, otteniamo la guarigione.

Orbene, la Chiesa, che è nostra Madre e Maestra, ma anche nostro Medico, ogni anno, in questo periodo di Quaresima, ci dà sempre la medesima cura per guarire dai nostri mali spirituali e per ritrovare la santità dei figli di Dio. La Chiesa, tramite i suoi ministri, ci supplica come S. Paolo nella II Lettura della Messa: “Lasciatevi riconciliare con Dio”. La Quaresima, infatti, è un cammino di conversione, come ci ripete oggi il profeta Gioele nella I lettura: “Ritornate a me con tutto il cuore, con digiuni, con pianti e lamenti”.

Le nostre malattie spirituali sono i peccati, che ci rendono schiavi e ci chiudono la porta del Paradiso: “Chi commette il peccato è schiavo del peccato” ha detto Gesù. Potremmo sinteticamente dire che le nostre malattie sono i sette vizi capitali: superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia, accidia.

Ed ecco perché il punto di partenza della Quaresima e di ogni conversione è il riconoscimento del nostro peccato, come il re Davide che, dopo il suo duplice peccato di adulterio e di omicidio, pronunciò la preghiera che oggi ascoltiamo nel Salmo Responsoriale: “Sì, le mie iniquità io le riconosco; il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto”.

Orbene, fratelli e sorelle, la cura spirituale di cui tutti abbiamo bisogno comincia proprio oggi, mercoledì delle Ceneri, con un rito molto antico e semplice, ma assai significativo. Imponendoci sul capo un po’ di cenere, il sacerdote ci dice una di queste due frasi: “Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai”, oppure: “Convertitevi, e credete al Vangelo”. La prima frase mette l’accento sulla fragilità e fugacità della vita umana, ed è l’espressione che Adamo ascoltò da Dio stesso subito dopo il peccato originale, mentre la seconda è la prima parola che Gesù disse quando cominciò a predicare e ci indica il cammino da percorrere.

Ma qual è lo scopo, la meta da raggiungere con la suddetta cura spirituale? L’abbiamo già detto e lo ripetiamo: ossia, la liberazione interiore, la guarigione spirituale, la salute dell’anima, per poter ben celebrare, intanto, liturgicamente, la Pasqua di Risurrezione con la ricezione dei Sacramenti, e per poter celebrare un giorno, dopo la morte, la Pasqua eterna del Paradiso.

Quindi, in definitiva la meta è una meta di pace, di benessere, di gioia, di libertà, di amore, anche se la strada da percorrere (come, d’altronde, ogni cura medica) è un po’ dura e faticosa. Ma, d’altra parte Gesù ha detto più in generale: “Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”.

E allora, qual è specificamente questa cura da praticare per 40 giorni?

Ce lo dice il Vangelo di oggi: l’elemosina (o, più in generale, le opere di misericordia), la preghiera (o, più in generale, gli esercizi di pietà) e il digiuno (o, più in generale, le pratiche di penitenza). Però con una precisazione molto importante: che queste cose si facciano senza ipocrisia (come gli Scribi e Farisei) ma col cuore, con retta intenzione, con umiltà. Se no, la cura non avrà effetto. Notiamo che Gesù non critica le opere in se stesse della elemosina, della preghiera e del digiuno – che d’altronde egli stesso ha praticato – ma piuttosto la loro modalità ipocrita adottata dagli Scribi e Farisei.

Per praticare queste cose e praticarle col cuore, dobbiamo sostenere evidentemente una lotta contro il diavolo e i suoi alleati (il mondo e le passioni). Un po’ come il popolo d’Israele che nel suo cammino di 40 anni nel deserto - dalla schiavitù d’Egitto alla Terra Promessa - dovette lottare contro tante tentazioni e purificarsi sempre di più. E un po’ anche come Nostro Signore Gesù Cristo che durante la sua permanenza di 40 giorni nel deserto, dedito alla preghiera e al digiuno, dovette lottare contro le tentazioni di Satana.

In fondo, questi 40 giorni della nostra Quaresima sono il cammino che i catecumeni, agli inizi del cristianesimo, facevano per prepararsi al Battesimo che veniva loro impartito normalmente a Pasqua. E in effetti la cura di questa Quaresima altro non consiste che nel riprendere le nostre promesse battesimali (che difatti rinnoveremo la notte di Pasqua): la rinuncia a Satana, a tutte le sue opere e a tutte le sue seduzioni.

Questi esercizi penitenziali - che hanno praticato tutti i santi e che anche la Madonna ci ricorda nelle sue apparizioni private - in fondo servono a vincere i nostri tre mali fondamentali: l’edonismo con la penitenza, l’egoismo con la carità verso gli altri, e il materialismo-secolarismo con la preghiera a Dio. E servono a farci acquisire, al contrario, il vero amore a noi stessi (non siamo solo corpo ma anche e soprattutto anima), il vero amore agli altri (condividendo i nostri beni), il vero amore a Dio (con l’orazione e la meditazione). E servono, in definitiva, per portare la persona umana alla sua vera dimensione di figlio di Dio e di cittadino del cielo.

Queste tre pratiche corrispondono più o meno ai tre Voti che fanno tutti i religiosi: ubbidienza, povertà e castità.

Riassumendo i benefici di queste pratiche penitenziali, il Prefazio di oggi ci dice: “ O Signore, … tu vinci le nostre passioni, elèvi lo spirito, infondi la forza e doni il premio”.

Cari fratelli e sorelle, ognuno di noi, sinceramente, nel silenzio della sua coscienza, potrà dire se questo messaggio della Chiesa non sia particolarmente attuale per noi, singolarmente e comunitariamente, come cristiani e come semplici uomini. Messaggio che può e deve valere non solo per la Quaresima, ma un po’ per tutta la vita.

Pertanto, in conclusione, “oggi non indurite il vostro cuore, ma ascoltate la voce del Signore” (Alleluia della Messa).
E preghiamo con la Colletta iniziale: “O Dio, nostro Padre, concedi al popolo cristiano di iniziare con questo digiuno un cammino di vera conversione, per affrontare vittoriosamente con le armi della penitenza il combattimento contro lo spirito del male”. Amen!

Padre Michele Iorio

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