II DOMENICA DI AVVENTO - B

Sia lodato Gesù Cristo!

All’inizio del secolo scorso, in un paese di montagna, dopo che per
giorni e giorni ha nevicato, all’improvviso si leva un vento caldo,
che comincia a far sciogliere la neve, e allora immense valanghe si
staccano dai monti e cadono giù, sommergendo i centri abitati, e
causando un mucchio di disastri. Dai luoghi vicini gruppi di persone
volontarie accorrono in aiuto ai paesi disastrati. C’era una casa
completamente sommersa da una valanga di neve. E in questa casa - si
sapeva - viveva una mamma con i suoi bambini che al momento del
disastro si trovavano nella sala da pranzo. Ecco che degli uomini di
buona volontà con grande coraggio, e sfidando pericoli evidenti, si
fanno strada pian piano, attraverso la neve, scavando profondamente,
fino a quando riuscirono a scovare la casa, l’uscio della casa, e
quindi poterono entrare. La valanga aveva completamente spazzato via
il tetto e il secondo piano della casa, ma il primo piano dove c’era
la sala da pranzo era semplicemente rimasta sommersa: infatti, la
mamma e i bambini si trovarono sotto il tavolo, ancora vivi. Stando
lì, in attesa, essi si chiedevano: “Verrà qualcuno a salvarci?!
Faranno in tempo prima che noi moriamo?! …”. Certo, essi non potevano
liberarsi dall’interno; soltanto se fosse venuto qualcuno
dall’esterno, come difatti vennero quegli uomini, e la salvezza fu per
loro, e con la salvezza la vita, e con la vita la gioia.

Cari fratelli e sorelle, io vorrei dire che tutti quanti noi, dopo il
peccato originale e gli altri peccati (vere e terribile valanghe), ci
trovavamo appunto nella condizione di quella mamma e di quei bambini,
semplicemente sommersi. E noi non avremmo mai potuto salvarci
dall’interno, cioè con le nostre forze. Dopo che Adamo ed Eva ebbero
peccato ribellandosi a Dio, mai avrebbero potuto da soli liberarsi e
acquistare la salvezza, se qualcuno dall’esterno o meglio ancora
dall’alto, non fosse venuto in loro soccorso come Salvatore, come
Liberatore, come Redentore.

Ecco perché già nel giardino dell’Eden, subito dopo il primo peccato,
il Signore Jahwè disse: “Verrà una donna, e da questa donna verrà il
Salvatore, il Messia, l’atteso”. E questa promessa di Dio percorre e
ripercorre secoli e secoli, diremmo in tutti i popoli della terra, e
in modo particolare, per elezione speciale di Dio, nel popolo scelto
di Israele. Questa attesa di un Liberatore, di un Redentore che
sarebbe venuto fu mantenuta viva, in modo speciale - ripeto - nel
popolo eletto di Israele ad opera soprattutto dei profeti: Isaia,
Geremia ecc … E si pregava e si diceva così da parte di questi
profeti: “Oh, se tu, Signore, squarciassi i cieli e scendessi e
venissi a noi! Se tu ci prendessi per mano! Noi come pecore sbandate
andiamo qua e là; ah se tu ti facessi nostro pastore e ci conducessi!
…”. Nella Prima Lettura di oggi ascoltiamo appunto un passo di Isaia
che dice: “Consolate, consolate il mio popolo, perché io prometto che
egli ritornerà in patria dall’esilio …”. Israele si trovava appunto
esiliato a Babilonia: immaginate la tristezza di stare lontano dalla
propria patria! E il profeta Isaia ripete: “Coraggio, non temete, il
Signore verrà a voi come Salvatore, come rivelatore, e vi farà
ritornare in patria”. Una venuta del Signore anche quella; difatti,
poi, il Signore fu fedele e il popolo di Israele ritornò dall’esilio
in patria, nella Palestina.

Ma quello era soltanto un momento ed era il segno di un’altra ben più
grande liberazione. In realtà, Israele e tutti i popoli attendevano
un’altra liberazione da un altro esilio, quello di cui appunto vi sto
parlando, cioè la liberazione dal peccato, la liberazione dalla morte.
E i profeti, con le loro espressioni e immagini, volevano appunto
indicare la venuta del vero e definitivo e perfetto Liberatore, di
nostro Signore Gesù Cristo. E quando Gesù è venuto - e ormai Gesù è
venuto - ed è nato dalla Vergine Maria, ed è nato in estrema povertà,
ormai, fratelli e sorelle, la nostra gioia non ha più fine, come per
quella mamma e per quei bambini, salvati da sotto la neve e da morte
sicura: la gioia per loro non ebbe più fine, perché ritornarono a
vivere, dopo che erano per così dire quasi morti. E così noi:
ritorniamo a vivere, dopo essere stati morti, allorché Gesù Cristo è
venuto e viene come Salvatore, come Redentore, come Liberatore.

Ma, c’è un piccolo ma … c’è un piccolo punto da precisare. E cioè,
immaginate che quegli uomini volontari, dopo tanta fatica e tanto
sforzo, avendo fatto il percorso attraverso la neve, ed essendo giunti
a quella casa, immaginate che quella mamma e quei bambini avessero
detto: “No no, noi ci troviamo bene qua. Lasciateci stare!”. Ahimè,
quegli uomini non avrebbero potuto far proprio nulla, e tutta la loro
fatica e la loro buona volontà sarebbero andate a vuoto.

Orbene, Gesù Cristo viene come Salvatore: è venuto e viene, per noi e
per tutti, per ogni uomo che nasce e che vive su questo mondo, ma se
noi vogliamo restare sotto la valanga dei nostri peccati, oh, allora
neanche Domineiddio può farci niente. Al contrario, dobbiamo tendere
la mano a lui e dirgli: “Sì, Signore, eccomi, pronto, disponibile!
Ecco, io riconosco e confesso i miei peccati: liberami!”, come
facevano quelle persone che andavano a farsi battezzare da San
Giovanni Battista, chiedendo perdono dei loro peccati e volendo
cambiare vita.

Ecco il punto cruciale: Gesù viene a noi come Salvatore, ma noi
dobbiamo farci salvare da lui, dobbiamo voler cambiare la nostra vita,
dobbiamo convertirci, dobbiamo una buona volta definitivamente
abbandonare il peccato e vivere nella sua santa Grazia, e vivere
secondo la morale cristiana, secondo i comandamenti del Signore, e
vivere praticando le virtù, praticando l’obbedienza, la purezza, la
povertà, la pazienza, la carità, la misericordia e tutte le altre
virtù che ci rendono figli di Dio, veramente figli di Dio e fratelli
tra di noi.

Soltanto in questo modo accoglieremo bene il Signore che viene a noi
come Salvatore; soltanto in questo modo ci prepareremo bene alle varie
festività che durante l’anno liturgico noi celebriamo, ed ora in
particolare, tra poco, a quella del Santo Natale. Soltanto in questo
modo, fratelli e sorelle, noi ci prepareremo bene soprattutto alla
seconda, all’ultima, alla definitiva venuta di Gesù Cristo quando Egli
verrà a noi come giudice e quando ci chiamerà e dirà: “Rendimi conto
dei talenti che ti ho dato! Che cosa ne hai fatto?! …”.

E non dobbiamo pensare che il Signore-Giudice verrà chissà quando!
Infatti, la morte giunge all’improvviso; il giorno del Signore - lo
abbiamo sentito da San Pietro nella Seconda Lettura - arriva come un
ladro, cioè quando meno lo si aspetta. E in genere coglie sempre di
sorpresa, e quindi, purtroppo, tante volte impreparati. Di quelli che
muoiono ogni giorno sulla faccia della terra, anche tra i cristiani,
quanti sono quelli ben disposti nell’anima?! … Quanti sono quelli che
si trovano nella Grazia di Dio?! … Ahimè, se potessimo vedere con gli
occhi del corpo, se potessimo sapere! Dunque, siamo saggi e prudenti e
viviamo in modo da essere sempre pronti per la venuta del Signore,
come anche oggi ripete San Pietro ai primi cristiani: “Vivete in
santità, vivete in timore, vivete nel santo amore e timore di Dio,
perché in questo modo vi preparate davvero alla sua venuta”.

E questo tempo di Avvento, cari fratelli e sorelle, deve spingerci
proprio in tal senso. Da una parte deve riempirci di gioia e di
speranza perché il Signore è venuto e viene come nostro Salvatore; ma
d’altra parte deve riempirci anche di buona volontà per cambiare
radicalmente la nostra vita. San Giovanni Battista additava Gesù a
quanti andavano da lui, e predicava un battesimo per il perdono dei
peccati e diceva: “Cambiate vita, siate religiosi e onesti. Praticate
le virtù; quanti non hanno questa intenzione - e si riferiva in modo
particolare agli Scribi e ai Farisei - è meglio che non vengano
proprio!”. E li rimproverava fortemente e apertamente.

Cari fratelli e sorelle, che cosa noi possiamo e dobbiamo cambiare
nella vostra vita? Ognuno conosce se stesso, la sua coscienza, come
agisce, cosa pensa, cosa dice dalla mattina alla sera. Chiediamoci: ci
comportiamo sempre da veri cristiani, in ogni occasione? Solo questo
il Signore vuole da noi e nient’altro! Soltanto così saremo salvi e
santi! In particolare, se volete, che cosa potremmo proporci per il
Santo Natale, come proposito concreto?! … Come un regalo da portare a
Gesù Bambino, anche noi come pastorelli che vanno alla sua grotta?!
...

Ecco, per esempio. San Giovanni Battista che oggi si presenta a noi -
dice il Vangelo - andava vestito poveramente e si nutriva frugalmente,
certo non peccava di lusso o di smoderatezza. Noi invece ci troviamo
nella società del benessere e del consumismo (anche se ora siamo in
tempo di crisi), ma siamo comunque cristiani, ma siamo sempre figli di
Dio, e allora potremmo imitare un po’ San Giovanni Battista in questo
aspetto della sobrietà. Noi ci nutriamo di locuste e di miele
selvatico? Noi andiamo vestiti poveramente come lui?! … Non dico di
imitare letteralmente San Giovani Battista perché forse questo è
impossibile, ma un po’ di povertà, di temperanza e di modestia, un po’
di parsimonia e di frugalità non fanno male a nessuno, e tanto meno a
noi cristiani. È stato sempre detto, e sempre lo abbiamo sentito, che
“Gesù da ricco che era si fece povero”, ed egli nella sua nascita non
sceglie la reggia di un sovrano, ma sceglie una fredda e povera gotta,
sceglie una povera mamma per farci capire che dobbiamo vivere
poveramente: “Beati i poveri di spirito perché di essi è il regno dei
cieli!”.

Allora, in questo Natale, togliamo qualcosa alle spese per la nostra
mensa, per la nostra moda o i nostri vestiti; e quello che è di più e
che riusciamo a risparmiare doniamolo a chi ne ha più bisogno. Per
esempio, nel giorno del Santo Natale, facciamo un regalo ai bambini
poveri, alle persone povere: non è una bella cosa?! … Con l’intenzione
di fare un regalo a Gesù Bambino! Infatti, è sempre Gesù che si
nasconde nei più poveri. Ecco un proposito concreto che voglio
consegnarvi, cari fratelli e sorelle, in questa II Domenica di
Avvento. Ne avremo il tempo e le occasioni, se davvero vogliamo; e
senz’altro, il Signore sarà contento; senz’altro, Gesù sorriderà, ci
aprirà le braccia e ci stringerà al suo cuore! Amen!

Sia lodato Gesù Cristo!

Padre Michele

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