Si dice che un conferenziere, allorché si accorgeva che l’uditorio era indifferente e si distraeva, raccontava questo episodio: “Da ragazzo mi divertivo a fare dei discorsi in una damigiana vuota. E dopo aver parlato, la richiudevo con il tappo. Quindi, passato un po’ di tempo, la riaprivo e mettevo l’orecchio sul collo della damigiana per sentire se, per caso, mi ritornassero le parole pronunciate da me, ma invano naturalmente. E così - concludeva - per tutta la mia vita, forse, sto continuando a parlare invano, senza sentire alcuna risposta alle mie parole; sto continuando a parlare come in una damigiana vuota”.
Perché questo piccolo episodio, cari fratelli e sorelle?! Perché stiamo nel tempo dell’Avvento, e un impegno importante in questo tempo, ma in verità durante tutta la vita, è quello di ascoltare la Parola di Dio, di rispondere e di corrispondere alla voce del Signore, in maniera giusta, in maniera seria. Insomma, non essere anche noi una damigiana vuota: che ascoltiamo ma non rispondiamo.
Nel Vangelo di oggi abbiamo sentito un predicatore famoso, un profeta, il più grande dei profeti dell’Antico Testamento, diciamo anche l’ultimo, il cosiddetto “precursore”, cioè Giovanni il Battista: egli predicò, predicò, predicò … ma, quanti ascoltarono la sua parola e si convertirono preparando la strada a Gesù?! … Forse non tanti, forse non tutti; per molti le sue parole caddero a vuoto, invano. Solo che, un simile destino capitò, quasi, anche a nostro Signore; perlomeno, lui si aspettava molti più frutti, molte più corrispondenze, specie da parte di certuni. Neanche a farlo apposta, proprio i capi religiosi e politici di allora, i più sapienti, i più dotti, i più nobili, i più importanti gli chiusero la porta. Tanto che, a volte, non ce la fece più e cominciò a rimproverarli: “Scribi, Farisei, razza di vipere e sepolcri imbiancati!”. Cominciò a rimproverare le città: Cafarnao, Betsaida … E a minacciare anche terribili castighi per questo loro rifiuto.
E Gesù disse ancora: “E’ venuto Giovanni il Battista che non mangiava e non beveva e non l’avete ascoltato; è venuto il Figlio dell’uomo che mangia e beve, e dite che è un indemoniato … “; insomma, avete rifiutato sia la predicazione di Giovanni il Battista che aveva un suo tono, e sia quella del sottoscritto, di Gesù stesso, che ha un tono un po’ diverso. E disse: “Ninive si convertì alle parole di Giona - potete leggere nella Bibbia questo episodio -, Ninive si convertì, gli abitanti fecero penitenza; ed ecco ben più di Giona c’è qui - si riferiva a se stesso - e voi non mi ascoltate! Insomma, raccolse più frutti Giona che io”. Quale grande delusione! E poi disse ancora: “Delle persone vennero da lontano per ascoltare il sapiente re Salomone - è proverbiale la sapienza di Salomone - ed ecco che ben più di Salomone c’è qui, e io non sono ascoltato”.
A questo punto, ognuno deve dire a se stesso: “Io debbo ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica. Devo consolare il Cuore di Gesù”. Che possano valere anche per noi le espressioni di San Paolo indirizzate ai Filippesi, che ascoltiamo nella Seconda Lettura odierna: “Fratelli, sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente”.
Continuando su questo argomento, ricordo quella volta che qualcuno lodò Gesù, anzi lodò sua mamma; sentendolo parlare così bene, una donna del popolo, esclamò: “Beato il seno che ti ha allattato, e il grembo che ti ha portato”. Ma Gesù rispose: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica!”.
Ripeto: ascoltare e mettere in pratica. E altra volta, a tal proposito, raccontò una parabola, quella dell’uomo saggio che costruì la sua casa sulla roccia: anche se venne la tempesta, essa rimase salda; e quella dell’uomo stolto che costruì la sua casa sulla sabbia e che miseramente crollò quando venne la pioggia e il vento. E poi concluse: “Chi ascolta le mie parole e le mette in pratica è un uomo saggio; chi non ascolta e non pratica è un uomo stolto”. Allora: ascoltare e praticare la parola di Gesù. Alle guardie, mandate a catturare Gesù ma tornate indietro a mani vuote, i sommi sacerdoti, che le avevano inviate, domandarono: “Ma perché non l’avete catturato?”, ed esse risposero: “Nessun uomo ha mai parlato come parla quest’uomo!”.
Quindi, il popolo capiva benissimo chi era Gesù. Quella volta, S. Pietro, alla quasi “sfida” di nostro Signore, allorché molti cominciarono ad abbandonarlo perché faceva certi discorsi un po’ difficili, alla sfida di Gesù che domandò agli apostoli: “Volete andarvene anche voi?”, S. Pietro a nome degli altri rispose: “E da chi andremo Signore?! … Tu solo hai parole di vita eterna!”. Ecco: “Tu hai parole di vita eterna!”.
Cari fratelli e sorelle, viviamo in un mondo di parole, “fiumi di parole” (come dice una canzone), e tanti parlano e promettono, ma con quanta sincerità non lo sappiamo; anzi, lo sappiamo con quanta insincerità. Chi può anche solo lontanamente paragonarsi a nostro Signore Gesù Cristo?! … Viviamo in un mondo pluralista e pluralistico, dove ognuno dice la sua, e la dicono con i mezzi superpotenti di oggi - la pubblicità, i mass media, i giornali, la tv, i computer - ma chi può anche lontanamente paragonarsi a nostro Signore e alle sue “parole di vita eterna”?! … Chi mai ha parlato come parla lui? Egli parla, promette e mantiene. Beato chi si fida di lui: “Chi crede in me, anche se muore, vivrà!”. Chi può promettere una cosa simile? Chi può sfidare anche la morte? Gli uomini, i più grandi leader di questo mondo possono al massimo promettere per questa vita: “Ti farò felice, ti darò questo, quest’altro, i soldi, il posto, il successo, fama, sorrisi, canzoni e così via”; ma chi può prometterti qualcosa al di là della vita e della morte?! … Solo il Figlio di Dio fatto uomo, nostro Signore Gesù Cristo!
Cari fedeli, le nostre riflessioni su questo tema potrebbero essere tantissime, ma in sintesi interroghiamoci su questo punto, ascoltando oggi nel Vangelo Giovanni il Battista che predica (e sappiamo che Giovanni il Battista era solo il precursore). Egli fu già grande, ma egli era solo la voce e non la Parola. Quando arrivò Gesù, Giovanni Battista lo indicò chiaramente a tutti: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie i peccati del mondo!”, e poi: “Lui deve crescere e io diminuire”; e infine: “Io non sono degno io non sono degno neanche di sciogliergli il legaccio dei sandali!”, perché giustamente quale uomo può paragonarsi al Figlio di Dio fatto uomo? Predicò Giovanni il Battista e predicò nostro Signore.
Noi dobbiamo ascoltare la voce di Giovanni Battista che oggi nel Vangelo ci dice: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato: le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.
Ma dobbiamo ascoltare soprattutto la voce di Gesù: “Io sono la via, la verità e la vita! Cielo e terra passeranno ma non le mie parole”. Noi per Grazia di Dio siamo già suoi, già cristiani e battezzati; già lo seguiamo. Dobbiamo solo stare attenti a non lasciarci fuorviare dalle voci più potenti o più suadenti, che vogliono farci il lavaggio del cervello e che ci tempestano ventiquattrore su ventiquattro, ma Gesù disse: “Le mie pecore - e noi siamo sue pecore - ascoltano la mia voce”. Ecco, allora ascoltare veramente la Parola di Gesù. Quante sue parole noi conosciamo? Tante e tante! E ognuna di esse è capace di darci luce per l’intelletto, è capace di darci consolazione per il cuore, è capace di darci forza per la volontà, è capace di darci speranza per la vita! Amen!
Padre Michele
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