Cari fratelli e sorelle, oggi comincia il tempo liturgico cosiddetto dell’Avvento, in preparazione alla solennità del Natale.
La parola “Avvento” non è molto comune; essa viene dal latino “adventus” e significa - parola più comprensibile - “venuta”. Anche noi siamo venuti adesso qui in chiesa; ma, per l’Avvento e il Natale, c’è un’altra persona che viene, tanto più importante di me e di voi e di ogni grande personaggio che è esistito, esiste, e che esisterà sulla faccia della terra: è la venuta di un essere semplicemente unico, perché è niente poco di meno che il Figlio di Dio fatto uomo, nostro Signore Gesù Cristo.
Storicamente egli è venuto su questa terra, sotto questo cielo; anche lui è stato scaldato dai raggi del sole, ha visto la luna, ha mangiato, ha bevuto, proprio come noi: egli “si è fatto in tutto simile a noi eccetto il peccato”, perché dal peccato Gesù è venuto a salvarci, a liberarci, a redimerci. Egli è nato dalla Vergine Maria, concepito da lei non per opera di uomo ma per la potenza dello Spirito Santo; egli è venuto circa duemila anni fa, in una terra chiamata Palestina (che conosciamo molto bene perché se ne parla continuamente), è vissuto trentatré anni, è morto e risorto ed è asceso al Cielo, al Padre, che lo aveva mandato. Della prima venuta di Gesù ci ha parlato il profeta Geremia nella Prima Lettura di oggi: “Farò germogliare per Davide un germoglio giusto …”
Tutto questo noi lo crediamo e lo diremo tra breve nel Credo; e noi lo viviamo, anzi lo celebriamo liturgicamente durante tutto l’anno. Cioè, durante i dodici mesi del cosiddetto Anno Liturgico, noi celebriamo i principali misteri della vita di Gesù, dalla nascita alla morte, alla Resurrezione e all’Ascensione al Cielo. Ed ecco che adesso noi ricominciamo queste celebrazioni con il primo mistero che è appunto la nascita di Gesù, ossia il Natale, perché Natale, per chi non lo sapesse, significa appunto “nascita”: la nascita non di un personaggio qualunque ma una nascita unica, unica in tutta la storia; in tutti i milioni di secoli questa nascita è unica, tanto che la storia si divide in due, prima di Cristo e dopo Cristo. E siccome il Natale è una festa importantissima, è un avvenimento grandissimo, allora la Chiesa ci dice “preparatevi” con un mese circa di maggiore preghiera, meditazione, opere buone, con interiorità più grande, ed è appunto il tempo dell’Avvento. Dunque, Avvento, venuta: la venuta di Gesù.
Noi ogni anno ricordiamo questa venuta di Gesù; non solo la ricordiamo ma la celebriamo in Chiesa, nelle nostre assemblee liturgiche, con le preghiere, i canti, e così via … Celebrare questa festa significa che, in sostanza, si rinnova, misteriosamente ma realmente, la grazia di quel primo Natale di duemila anni fa.
Allora, Avvento in preparazione al Natale, tempo di preparazione per la prima venuta di Gesù.
Perché poi, continuando a riflettere, cari fratelli e sorelle, dobbiamo dire che dopo quella prima venuta, e in conseguenza di quella prima venuta di Gesù, c’è una seconda venuta di lui che si realizza, possiamo dire, durante tutta la vita. Durante tutta la nostra vita, ogni giorno e in ogni luogo e situazione, Gesù viene a me, a te, alla tua anima, all’anima di ciascuno: Gesù viene, si presenta, bussa per nascere dentro di noi.
In che modo? Direi che il modo massimo di questa seconda venuta di Gesù durante la vita, è quella che si realizza nei Sacramenti, i sette sacramenti e in particolare l’Eucaristia. Tra poco, anche quelli di voi che siete ben disposti riceverete la Santa Comunione, e che cosa ricevete, o meglio chi ricevete? Non un pezzo di pane, ma ricevete Gesù vivo e vero, e Gesù tutto intero in corpo, sangue, anima e divinità; e quindi Gesù viene a nascere nel vostro cuore, si fa Natale nel vostro cuore, accogliendo Gesù. Ecco la seconda venuta del Signore che si realizza durante la vita, e che si può realizzare tante e tante volte. Beati quelli che accolsero Gesù alla sua prima venuta, in quel Natale! Quindi, beati i Magi, beati i pastori, beati Simeone e Anna al tempio, beati tanti e tanti di cui ci parla il Vangelo! Ma beati anche quelli che adesso accolgono Gesù nella loro anima, e non lo rifiutano. Il sacerdote, poco prima della Comunione, presentando l’ostia santa ai fedeli, dice appunto così: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello”. Quindi, sono beati quelli che sono invitati e che lo accolgono.
Ma durante la vita noi possiamo accogliere Gesù ancora in tanti altri modi. Quando, per esempio, lo testimoniamo di fronte agli altri; quando, per esempio, perdoniamo per suo amore; quando preghiamo. Quando facciamo un po’ di bene, di qualunque genere esso sia, in realtà noi accogliamo Gesù, lo facciamo nascere un po’ di più dentro di noi. Gesù stesso non disse quella espressione, che certo ricorderete: “Io avevo fame e mi avete saziato, avevo sete mi avete dato da bere, ero forestiero mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, carcerato e ammalato e siete venuti a visitarmi; mi avete assistito, beati voi!”. Vedete quante occasioni abbiamo per accogliere Gesù che viene tutti i giorni e tutti i momenti della nostra vita?! E questa è la seconda venuta di lui, conseguente alla prima.
E infine, per concludere il discorso, dobbiamo dire che c’è ancora una terza e ultima venuta di Gesù, quella di cui ci parla in particolare il Vangelo odierno. Qual è questa terza venuta? Direi che è la più bella: è quella che aspettiamo, quella alla fine della vita e della storia, quella per la quale ogni più piccola cosa della nostra vita e della storia umana è una preparazione: la venuta gloriosa del Signore Gesù. È la venuta al momento della morte per il Giudizio Particolare, è la venuta finale per il Giudizio Universale: “Ecco lo Sposo - Gesù è lo sposo dell’anima - ecco lo Sposo, andategli incontro!”. Cari fratelli e sorelle, leggete un po’ la vita dei santi e delle sante; spesso essi, al momento della morte, hanno avuto quasi un’estasi: cioè, erano fuori di sé per la gioia e la felicità di poter finalmente incontrare con Gesù, amato e ricercato durante tutta la vita.
Ahimè, per chi non ha fede, la morte è la fine di tutto; per chi è vissuto dei peccati e i vizi e nella incredulità e nel materialismo, la morte è il fallimento completo e l’infelicità totale, perché esiste l’inferno e come che esiste!
Invece, per chi si è sforzato giorno per giorno di vivere secondo la fede, secondo i comandamenti di Dio; per chi ha cercato di amare e servire il Signore anche nella sofferenza e nella malattia, la morte costituisce il giorno più bello della vita, perché è il momento in cui ci incontriamo finalmente con Gesù nostro Sposo, nostro Dio, nostro amico, nostro fratello, per poi stare sempre con lui: sarà veramente la gioia senza fine né confine!
Ecco: tre venute di Gesù, che vengono in qualche modo riassunte dalle due formule della Colletta di questa Messa e dove leggiamo: “O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli … Padre santo, che mantieni nei secoli le tue promesse, rialza il capo dell’umanità oppressa dal male e apri i nostri cuori alla speranza, perché attendiamo vigilanti la venuta gloriosa del Cristo, giudice e salvatore”.
In conclusione, cari fedeli: in questo periodo dell’Avvento, preparandoci a celebrare il Natale, ecco, noi anzitutto ringraziamo Gesù, il Figlio di Dio nostro Salvatore, perché ha voluto venire in mezzo a noi facendosi uomo: ed è la prima venuta. Ma, allo stesso tempo ci impegniamo, rinnoviamo il nostro impegno, ad accoglierlo ogni giorno nei modi che vi ho detto: ed è la seconda venuta. E infine - terza venuta - ci disponiamo ad accettare, a vivere, a prepararci bene per il momento della morte. Per questo preghiamo anche la Madonna nell’Ave Maria, dicendole: “Prega per noi adesso e nell’ora della nostra morte”, perché quello è il momento decisivo, è il momento dell’incontro finale con il nostro Dio. E così sia per tutti quanti noi! Amen!
Sia lodato Gesù Cristo!
Padre Michele
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