Cari fratelli e sorelle, è una brutta cosa avere un nemico, tanto di più se questo nemico è in casa. Orbene, possiamo dire che noi tutti ci troviamo appunto in questa situazione: di avere un nemico in casa nostra, ed è il peggior nemico che si possa immaginare, colui che ci può fare il male più grande.
Senza dubbio è proprio questo l’argomento della Liturgia della Parola dell’odierna I Domenica di Quaresima, ossia: la tentazione, il male, il peccato.
La Prima Lettura ci ha parlato del peccato originale commesso dalla prima coppia umana Adamo ed Eva, i quali, stando a sentire il demonio, disobbedirono a Dio e caddero per se stessi e per tutti i loro discendenti, e furono all’origine di tutto il male e di tutti i mali presenti nel mondo e nella storia.
Di male e di peccato ci ha parlato anche il Salmo Responsoriale, nel quale abbiamo ripetuto: “Perdonaci, Signore: abbiamo peccato!”. Del resto, questo è il grido, è la supplica più abituale che si ascolta in questo tempo di Quaresima, che è tempo di riconciliazione e di perdono, e di invocazione di misericordia al Signore.
Di peccato ci ha parlato ancora San Paolo nella Seconda Lettura, che, per fare una sintesi, ci dice in parole semplici: “Tutto il male, la morte, e tutti gli altri mali sono venuti a noi a causa di un uomo e del suo peccato, di Adamo e del peccato originale. Ma così, d’altra parte, la vita, la giustificazione, la Grazia e tutti i beni sono venuti a causa di un altro uomo-Dio, che è il novello Adamo, e si tratta di nostro Signore Gesù Cristo”.
E infine poi, il brano evangelico ci ha parlato proprio di nostro Signore Gesù Cristo, e ce lo ha rappresentato nella sua lotta - corpo a corpo potremmo dire - contro lo Spirito del male, contro il Diavolo tentatore che si avvicina anche a lui, e per tre volte lo tenta, ma per tre volte decisamente nostro Signore, da Dio qual era e qual è, lo respinge e lo vince, e alla fine - dice il testo evangelico - gli “angeli si avvicinarono” a Gesù “e lo servivano”.
Cari fedeli, la tentazione viene a tutti e sempre, causata direttamente dal Diavolo oppure per mezzo del mondo o della nostra concupiscenza. Dal momento in cui nasciamo, potremmo dire, nasce con noi anche il male; difatti, è proprio così: il peccato originale e le sue conseguenze vengono trasmesse ad ogni uomo per generazione. E così poi da giovani, e da adulti, e da vecchi, sino all’ultimo respiro, sin sul letto di morte, c’è la tentazione per noi. E questa è una lotta, è una guerra che non ha mai tregua, che non finisce mai. Perciò Gesù ci ha insegnato a chiedere nel Padre Nostro: “E non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male!”.
Allora, come la mettiamo, che cosa fare? In verità, di fronte alla tentazione, noi possiamo imitare miseramente Adamo ed Eva, cadendo nel peccato; oppure possiamo imitare gloriosamente nostro Signore Gesù Cristo, cantando vittoria. Perché noi concretamente subiamo sia le influenze di Adamo e di Eva - ossia del vecchio uomo, della natura corrotta, delle passioni ingannatrici, delle concupiscenze della carne - ma d’altra parte subiamo anche (e soprattutto) le benefiche influenze di nostro Signore Gesù Cristo, che è il nostro capo, il nostro pastore, colui per mezzo del quale siamo stati redenti, rigenerati e salvati, e nel quale siamo stati inseriti per mezzo del Battesimo.
Che cosa faremo in concreto, cari fratelli e sorelle? Tutta la nostra vita è questa lotta, e tutta la nostra vita è questa scelta. Noi ci auguriamo di poter sempre combattere da valorosi, di poter sempre adottare i mezzi necessari per cantare vittoria, perché la vittoria è possibile. E’ stata possibile per tanti santi prima di noi, è attualmente possibile per tante anime gloriose che magari anche noi conosciamo e che lottano e che vincono. Dunque, è possibile anche per noi.
Del resto, il Signore non ci metterebbe alla prova, non ci darebbe la tentazione, se insieme alla prova e alla tentazione non ci desse anche la forza necessaria per vincerla, perché egli è buono, egli è padre, egli è misericordia.
E inoltre, se ci dona la prova e la tentazione, è soltanto perché vuole il nostro bene, vuole la nostra corrispondenza di amore. È soltanto perché il Paradiso, pur essendo dono del suo amore infinito, vuole che sia anche in un certo senso una nostra conquista: vuole che, in parole povere, ce lo meritiamo. Vuole che noi cresciamo nella virtù e nella santità; e come ci può essere virtù e santità, se non c’è una lotta, se non c’è una prova?! … E come ci sarà una lotta e una prova se non c’è un nemico contro cui combattere?
Nella vita di San Tommaso d’Aquino (1225-1274) si legge questo episodio. Da giovane egli desiderò entrare nell’Ordine dei Padri Domenicani, ma i suoi non volevano e allora i fratelli lo rapirono e lo fecero rinchiudere in un castello ove dietro pesanti minacce cercarono di farlo desistere dalla sua vocazione. E ivi fu anche tentato nella virtù. Di notte venne introdotta una prostituta nella sua stanza per sedurlo. Ma il giovane, forte nelle sue intenzioni ed affidandosi al Signore, prese un tizzone rovente e con esso scacciò quella donna. Tommaso rimasto in preghiera ringraziò il buon Dio per lo scampato pericolo, e allora gli apparvero due angeli che cinsero con un cingolo i fianchi del santo, il quale fu preservato da quel momento in poi per tutta la vita, per una grazia speciale, dalle tentazioni contro la virtù della castità. Tutt’oggi il cingolo di San Tommaso è conservato nella chiesa di San Domenico in Chieri (Torino). Ecco, fratelli miei, questi sono gli esempi da imitare!
Intraprendiamo, dunque, con tanta buona volontà, certi dell’aiuto del Signore, il nostro cammino Quaresimale verso “la gioia pasquale”. Ecco come ci esorta l’Inno dell’Ufficio delle Letture di questo periodo: “Sia parca e frugale la mensa, sia sobria la lingua ed il cuore; fratelli, è tempo di ascoltare la voce dello Spirito. Forti nella fede vigiliamo contro le insidie del nemico: ai servi fedeli è promessa la corona della gloria”. Nella notte della Veglia Pasquale noi rinnoveremo le Promesse Battesimali di rinuncia al male, al Diavolo, al peccato e ad ogni cosa cattiva, e invece di fede e di amore in Gesù Cristo nostro Signore e in tutto ciò che lui ci ha rivelato e che la Chiesa ci propone. Diciamo con i santi: “La morte ma non il peccato!”, perché il peccato è davvero l’unico vero male che può rovinarci per il tempo e per l’eternità. Auguriamo dunque a tutti una santa Quaresima, passo dopo passo, con lo spirito vigile, mortificato e forte, come valorosi combattenti, per arrivare a celebrare con la festa del cuore la Santa Pasqua che sarà di resurrezione e di vita nuova anche per noi. Amen!
P. Michele Iorio
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