XXXII DOMENICA TO-A

Sia lodato Gesù Cristo! Se dovessi morire oggi, come mi troverei al cospetto di Dio, di fronte al suo giudizio? Sarei degno di entrare alla festa di nozze, in Paradiso?
Potrebbe essere questa la domanda sintetica, cari fratelli e sorelle, che ognuno di noi deve farsi, può farsi, dopo aver ascoltato le Letture della Messa di oggi e in particolare il santo Vangelo.
D'altra parte, questa domanda non è che una esplicitazione del monito dato, in conclusione della parabola, dallo stesso Gesù: "Vegliate dunque", cioè vigilate in modo da essere sempre preparati per quando verrà lo Sposo e poter entrare con lui e non restare fuori. E dovete vegliare e vigilare “perché non sapete né il giorno e né l'ora”, quale giorno e quale ora, il giorno e l'ora della morte diremmo noi che, secondo questa parabola di Nostro Signore, è il giorno e l'ora dell'incontro con lo Sposo, che poi è lui stesso.
Tante volte Gesù si è paragonato allo Sposo. Quanto è bello, quanto è dolce, quanto è consolante questo pensiero che la morte, nell'ottica di noi cristiani, è l'incontro con Gesù Sposo! Allora, dobbiamo vigilare e dobbiamo prepararci. Certamente nessuno, o quasi nessuno, di quelli che muoiono pensano che quello sarà l'ultimo giorno e l'ultima ora della loro vita. Dice un proverbio cinese: "Nessuno è tanto vecchio che non pensa di poter vivere un altro anno ancora". Ognuno di noi pensa che vivremo anche nell'ora prossima e nel giorno di domani, ma verrà certamente l'ultimo giorno e l'ultima ora, e quasi sempre quando meno ce l'aspettiamo. In genere, la morte coglie all'improvviso. Altra volta Gesù disse che "la morte viene come un ladro di notte".
Perciò, la domanda fatta all'inizio ha veramente senso: "Se dovessi morire oggi?". Ognuno se la può porre al mattino quando si sveglia o alla sera quando vado a letto: "Se dovessi morire questa notte?". Sembra che San Giovanni Bosco talvolta, per educare i suoi ragazzi alla Grazia di Dio e a fuggire il peccato, facesse trovare sotto il cuscino di questi ragazzi un bigliettino dove appunto c'era scritto: "E se dovessi morire questa notte?".
Allora, mai restare in peccato mortale. Può succedere che cadiamo in peccato grave il quale ci toglie la Grazia di Dio. “È umano errare” dice un proverbio, ma aggiunge anche: "E’ diabolico rimanere nel peccato, perseverare nell'errore".
E noi conosciamo anche i mezzi per avere la Grazia di Dio, in particolare il sacramento della Confessione; e quindi, se abbiamo avuto la disgrazia di cadere in peccato mortale, andiamo a confessarci al più presto. Ringraziando Dio, c'è ancora qualche sacerdote almeno nelle nostre zone, in Italia.
Sappiamo che non dappertutto è così facile avere un confessore, e se intanto non potessimo trovarlo, facciamo almeno subito un bell’Atto di Dolore, il più perfetto possibile. Un dolore perfetto, una contrizione perfetta, ci addoloriamo e ci pentiamo, ci dispiacciamo soprattutto per aver offeso Dio nostro bene infinito, nostro amore sommo; un dolore simile fa ottenere subito all’anima la Grazia di Dio, anche se poi per accostarsi alla Comunione bisogna comunque prima confessarsi. E’ un atto di contrizione simile a quello che ebbe il buon ladrone sulla croce: "Signore , ricordati di me quando sarai nel tuo regno !". E Gesù glielo assicurò: "Oggi sarai con me in Paradiso!". Dunque, se abbiamo avuto la disgrazia di cadere in peccato mortale, subito pentirci e poi confessarci al più presto.
Se poi ci troviamo in uno stato di peccato, in una situazione particolarmente brutta, “non regolare” al cospetto di Dio - e oggi queste situazioni si verificano sempre più frequentemente, ahimè, anche per i cristiani cattolici - ecco, spezziamo queste catene prima che sia troppo tardi, prima che il peccato diventi come un cancro che vada in metastasi, per così dire, e ci rovini completamente, proprio in vista della vita eterna, proprio in vista del Paradiso e della salvezza dell'anima.
Ecco, questi sono i primi passi, quelli più importanti.
Ma poi, come sappiamo, non basta non stare e soprattutto non morire in peccato mortale per entrare in Paradiso. Sappiamo che, se si evita l'Inferno, non così facilmente si può evitare il Purgatorio che ritarda comunque l'ingresso al banchetto di nozze del Cielo.
E in Purgatorio si a motivo dei peccati veniali, e quanti ne facciamo dalla mattina alla sera: piccole bugie, insincerità, impazienze, egoismi … Forse e senza forse, non c'è pensiero, non c'è parola, non c'è azione di quelle che facciamo che non sia bacata da un peccato veniale, da una imperfezione.
Allora, si va in Purgatorio per questi peccati, e si va in Purgatorio anche per i peccati mortali già perdonati ma che non abbiamo sufficientemente riparato qui in terra; e penso che tutti abbiamo commesso dei peccati mortali nella vita passata ma non sappiamo se li abbiamo riparati a sufficienza, con le preghiere, con le opere di carità, con le opere di penitenza, perché soprattutto in questi tre modi si riparano i peccati mortali della vita passata già rimessi quanto alla colpa.

E infine si va in Purgatorio anche - questo forse non tutti lo sanno - anche perché non si è desiderato a sufficienza il Paradiso, non si è amato tanto, troppo, non si è amato al massimo il Signore. È come se il nostro cuore non fosse così ardente, non avesse desiderato tanto l'incontro con lo Sposo. Siamo stati pigri, negligenti, un poco freddi, un poco tiepidi. E allora c'è bisogno che il cuore sia riscaldato (per usare questa espressione) prima di poter essere ammessi al banchetto di nozze.
Già per le due domande precedenti, relative ai peccati veniali e ai peccati mortali da riparare, ci trovavamo quasi certamente in difetto. Per questa terza domanda, scommetto che ci troviamo tutti ancora più manchevoli. Perché, chi desidera ardentemente, al di sopra di ogni cosa, Gesù, l'incontro con lui lo Sposo, il Paradiso, la vita eterna? Pensiamo invece al desiderio ardente dei santi, per esempio San Paolo di cui abbiamo sentito nella Seconda Lettura oggi. Egli ha detto una volta: "Per me vivere è Cristo e il morire è un guadagno". “Per me vivere è Cristo”, la mia vita è Gesù Cristo, “e morire è un guadagno”. Sono divorato dall'amore di Gesù, non desidero altro che conoscere lui, amarlo e servirlo sempre di più e meglio, di incontrarmi con lui nella vita eterna, in Paradiso. Quindi, quanto desiderava S. Paolo l'incontro con Gesù!
Allora, esercitarci nell'amore di Gesù: "Gesù,Ti amo. Dolce Cuore del mio Gesù, fa’ che t’ami sempre più!". Ecco, tante belle giaculatorie. Chissà se noi le diciamo spesso e volentieri anche durante il giorno, in ogni circostanza, particolarmente quelle più difficili, nelle tentazioni, nei dolori, difficoltà , nelle irriconoscenze, delusioni. Ecco, approfittare di tutte queste cose come di altrettanti occasioni per mettere, per così dire, legna sul fuoco, il fuoco del nostro amore, affinché questo fuoco dell'amore dentro al cuore divampi maggiormente e si accenda sempre di più per Gesù.
Cari fratelli e sorelle, ho dato dei consigli a voi e a me, affinché la nostra lampada - per usare l'espressione evangelica - rimanga sempre accesa e affinché abbiamo anche dell'olio di riserva per continuare in maniera giusta il cammino della vita, visto che nessuno sa quello che ci aspetta domani e dopodomani.
Potremmo andare incontro a tempi molto difficili. Il Papa S. Giovanni Paolo II, nella Lettera sul Rosario del 2002, ad un certo punto, verso la fine, fa quasi una profezia dicendo: "L'orizzonte mondiale così come si presenta al nostro sguardo oggi, ci induce a pensare che solo un intervento dall'Alto - Alto con la lettera maiuscola, cioè solo un intervento diretto di Dio - potrebbe farci avere un futuro meno drammatico”. In ogni caso, il futuro che ci aspetta sarà drammatico. Infatti, potrebbe anche essere che noi cristiani e cattolici saremo perseguitati. D'altra parte, il Terzo Segreto di Fatima, svelato, parla del Papa colpito, e parla di vescovi, sacerdoti e fedeli uccisi con armi da fuoco, con frecce e in tanti modi. Insomma, umanamente parlando il futuro fa paura.
E allora, l'importante è avere sempre la lampada accese e avere la riserva dell'olio per il cammino della vita che potrà anche essere lungo e difficile specie per noi cristiani. La raccomandazione finale è questa: "Sii fedele fino alla morte, dice il Signore, e ti darò la corona della vita". Il Signore non delude.
Sia lodato Gesù Cristo!

Padre Michele

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Commento da Antonio su 9 Novembre 2020 a 8:30

Ringraziamo padre Michele per questa omelia cosi ricca di insegnamenti e di luce per la nostra vita.

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