Sia lodato Gesù Cristo! Tutti conosciamo la storia gloriosa e infelice del grande generale Napoleone Bonaparte. Dico “gloriosa” perché arrivò alle stelle con la sua fama e le sue imprese militari. Dico “infelice” perché questa sua stessa fama veramente finì “dalle stelle alle stalle” - come si suol dire -, nel senso che fu sconfitto e terminò i suoi giorni esiliato nell’isola di Sant’Elena. Ma sembra accertato che, proprio stando lì, cominciò a pensare un po’ più seriamente e oggettivamente alla sua vita passata, e la tristezza scese nel suo cuore e nei suoi giorni. E diceva a se stesso: “Guarda un po’ a che cosa ti sei ridotto?! … Sei stato come uno dei grandi condottieri del passato, come Cesare, come Alessandro Magno, come Annibale, ma anche la tua gloria, come la loro, è ormai già finita!”. E istintivamente il pensiero gli andava ad un altro grande, al più grande, a Nostro Signore Gesù Cristo. E diceva: “Guarda, Lui, Gesù Cristo non ha usato armi, non ha usato violenza, non ha fatto campagne militari, non ha fatto chissà quali conquiste; eppure la sua fede, il suo Vangelo, il suo amore hanno conquistato gli uomini, le menti, i cuori nei secoli passati, e continuano a conquistarli ancora oggi. Egli sempre amato, e tu ormai odiato. E tu ormai finisci tristemente i tuoi giorni. Dove sono i tuoi amici, quelli che un giorno ti acclamavano?! …”. Alessandro Manzoni, nella sua poesia Il cinque maggio dedicata alla morte del Bonaparte, dà una interpretazione cristiana degli ultimi giorni della vita di Napoleone. E dice che accanto a Napoleone, ormai in qualche modo pentito perché umiliato e perché ravveduto, si fermò la Grazia del Signore: “Sulla deserta coltrice accanto a lui posò”. Ma io adesso non volevo dire questo; volevo solo dire che, tra i più grandi di tutti i tempi e luoghi, emerge infinitamente Nostro Signore Gesù Cristo, che veramente è il più grande uomo. Ma che dico?! … Egli è il Figlio di Dio, è Dio stesso, in tutto uguale al Padre, che lo ha inviato nel mondo; in tutto uguale allo Spirito Santo, per opera del quale fu concepito nel grembo verginale di Maria.
E le Letture di oggi, cari fratelli e sorelle, se ben sappiamo leggerle e comprenderle, rispondono proprio a questa domanda, a questo interrogativo che noi vogliamo porre e che potremmo porre in maniera particolare in questi giorni di Natale. Perché, quando pensiamo al Natale, pensiamo a Gesù, pensiamo al Figlio di Dio che si fa uomo, e istintivamente ci sorge la domanda: “Ma chi sei Tu, o Gesù, che vediamo bambino, al freddo e al gelo, tra il bue e l’asinello, adorato dai pastori e dai Magi, annunciato da una stella? Chi sei Tu, o Gesù?! …”.
Ci risponde la Prima Lettura, il profeta Isaia che parla a nome di Dio e dice: “Il Signore Dio, lo Spirito del Signore Dio è sopra di me; Egli mi ha mandato ad annunziare e poveri la buona novella”. Buona novella è la traduzione di una parola greca che significa anche Vangelo, lieto annuncio. “Egli dunque mi ha mandato ad annunciare ai poveri il Vangelo, a liberare i prigionieri, gli schiavi; a proclamare l’anno di grazia e di misericordia del Signore”. Quanto affermava il profeta Isaia, secoli e secoli prima, si realizzò alla lettera e in pienezza appunto in questo uomo, in questo Dio-Uomo, Nostro Signore Gesù Cristo. E questa non è una mia interpretazione, ma fu l’interpretazione dello stesso Gesù, il quale una volta, trovandosi a Nazareth, nel suo paese nativo, andò nella sinagoga dove si radunavano ogni sabato tutti i pii israeliti. Ed egli si levò per leggere e spiegare proprio questo testo del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore Dio è sopra di me …”. Dopo che Gesù ebbe letto, commentò e spiegò così: “Oggi sotto i vostri occhi si è realizzata, si realizza questa profezia”. Allora i compaesani di Nazareth “non ci videro più” - per così dire - facendosi “prendere dai nervi”, perché avevano ben compreso quello che Gesù voleva dire, e cioè che egli si proclamava ripieno dello Spirito Santo, egli si proclamava Dio stesso. E per questo lo accusavano, come poi lo accuseranno: “Ma come, tu bestemmi, perché sei uomo e ti fai Dio!”. Però Gesù veramente era Dio! E in quella occasione lo cacciarono dalla sinagoga e volevano buttarlo giù dal precipizio; ma Gesù, “passando in mezzo a loro”, proprio perché era Dio - (chissà come avrà fatto, ma certo non mancavano mezzi alla sua onnipotenza!) “passando in mezzo a loro, se ne andò”.
Dunque: Chi sei Tu, Gesù? Ed egli ci risponde: “Lo Spirito del Signore Dio, lo Spirito Santo è sopra di me. Ed Io annuncio il Vangelo ai poveri e a tutte le genti. Ed io libero dalla schiavitù ben più terribile e temibile del peccato e della morte. Ed io do la vita, la vita soprannaturale, la vita di Dio”.
Chi sei tu o Gesù? Lo potremmo chiedere oggi a San Giovanni Battista - come abbiamo sentito nel brano evangelico - ed egli ci risponderà come rispose quella volta alla delegazione che veniva da Gerusalemme mandata dai Farisei: “Viene dopo di me uno che era prima di me, uno che è più grande, tanto più grande di me, al quale io non sono degno di sciogliere neanche il legaccio dei sandali. Io vi battezzo in acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. E San Giovanni Battista con quelle parole voleva appunto indicare Gesù, il Messia, l’atteso, il Salvatore. E quando anche Gesù andò al fiume Giordano per farsi battezzare da Giovanni Battista, affinché “si compisse ogni giustizia” - cioè: affinché si attuassero i piani di Dio Padre su di Lui - quando San Giovanni Battista vide Gesù, lo indicò chiaramente a tutti dicendo: “Ecco Colui del quale io vi parlavo, del quale io vi avevo parlato. Ecco l’Agnello di Dio che toglie il peccato e i peccati di tutto il mondo!”.
Chi sei tu, o Gesù? “Tu, Gesù, sei il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza; tu dunque sei il nostro Salvatore, tu sei il nostro Redentore, tu sei il nostro amico, tu sei il nostro sposo, tu sei il nostro fratello; tu sarai un giorno in Paradiso, se noi saremo fedeli, il nostro premio, la nostra ricompensa, la nostra gioia eterna”.
E questo è Gesù, noi lo crediamo così; se pure lo vediamo umile bambino in un presepe, se pure lo vediamo sulla croce inchiodato come un malfattore. Sei sempre tu Gesù, “mio Dio e mio tutto”, come pregava il Serafico Padre San Francesco d’Assisi.
Questo è Gesù. Ma noi, chi siamo?! … Noi che ci troviamo oggi qui in chiesa, attorno a lui, ad ascoltare il suo Vangelo, a celebrare i suoi misteri. Chi siamo noi, fedeli? Chi siamo noi, che ci diciamo e ci proclamiamo cristiani?! … Come dice il nome, veniamo da Cristo, deriviamo da Cristo, andiamo dietro il Cristo, siamo suoi seguaci. Quella delegazione di Farisei, partendo da Gerusalemme andò da San Giovanni Battista per chiedergli anche: “Chi sei tu? Che cosa dici di te stesso?”. E San Giovanni Battista disse chiaramente come stavano le cose, non disse bugie ma proclamò altamente con coraggio e umiltà la verità tutta intera. Disse chiaramente chi era il Cristo e disse chiaramente chi era lui: non il Cristo, né Elia, né il profeta, ma semplicemente “la voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore!”.
Cari fratelli e sorelle, immaginiamo che questa domanda, che questa intervista - chiamiamola così - fosse fatta anche noi. Si avvicina una persona, si avvicina un gruppo e ci chiedono: Chi sei tu, o cristiano? Che cosa dici di te stesso? Per restare nella verità, amanti della verità, dovremmo rispondere come San Giovanni Battista: “Io sono voce di uno che grida: preparate la via al Signore!”. Nel senso che ogni cristiano, e sottolineo la parola “ogni”, per dire che hanno questo compito non solo i sacerdoti, i frati, le suore e più in generale le persone consacrate: il compito cioè di preparare la strada a Gesù che continuamente viene, viene sempre, non solo a Natale. Hanno questo compito di annunciare il Vangelo e di diffondere la sua luce non solo i consacrati ma tutti i cristiani; ogni battezzato è un precursore come San Giovanni Battista, uno che da una parte va dietro a Gesù perché è suo seguace, ma da un’altra parte e in un altro senso, gli va davanti perché gli prepara la strada nei cuori, nelle anime, nelle istituzioni della vita sociale, negli ambienti di studio, di lavoro, e in ogni ambiente che il cristiano frequenta. Lì in verità il cristiano è chiamato a preparare la via a Gesù. Egli, voce di uno che grida: “Preparate la via al Signore!”. Egli, ancora una volta come San Giovanni Battista, è testimone della luce. San Giovanni non era la luce, ma era testimone della luce, e Gesù Cristo disse a tutti i suoi discepoli: “Voi siete la luce, voi siete testimoni della luce, siete chiamati a far risplendere la luce”; e Gesù è la luce, la vera luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo.
Fratelli e sorelle, crediamo fermamente in Gesù Figlio di Dio incarnato e morto e risorto per la nostra salvezza? Crediamo fermamente con tutte le forze che Gesù è veramente il nostro Dio e il nostro tutto? Crediamo fermamente e soprattutto mettiamo in pratica la nostra vocazione di cristiani seguaci di Gesù, precursori di Gesù, testimone della luce? Unicamente se abbiamo questa fede, unicamente se pratichiamo queste cose, potremo anche avere dentro di noi, nei nostri cuori e nella nostra vita la gioia. Questa odierna III Domenica di Avvento è chiamata anche “domenica gaudete”, cioè “Domenica godete, rallegratevi!”. Come avete sentito, già l’Antifona d’ingresso iniziava con queste parole: “Rallegratevi, ve lo ripeto ancora: rallegratevi sempre nel Signore!”. Di gioia ci parlava anche la Prima Lettura: “Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio”. Di gioia ci parlava inoltre il Salmo Responsoriale riportando alcune strofe del cantico della beata Vergine Maria, del Magnificat: "L’anima mia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta in Dio, mio Salvatore …”. Ancora di gioia ci parlava San Paolo, nella Seconda Lettura scrivendo ai Tessalonicesi: “Siate sempre lieti!”. E di gioia, possiamo dire, ci parlava infine San Giovanni Battista, nel Vangelo allorché dice: “Verrà il Messia, anzi è già in mezzo a voi ma voi non lo conoscete. Però, quando lo conoscerete, lo accetterete e farete quello che egli vi dice, avrete la gioia in voi”.
Ecco, io dico come San Giovanni: unicamente quando noi accetteremo Gesù per quello che egli è; unicamente quando accetteremo noi stessi per ciò che siamo, e faremo di tutto per essere sempre più fedeli, avremo veramente dentro di noi la gioia. Avremo la gioia unicamente quando eseguiremo le esortazioni di San Paolo ascoltate nella Seconda Lettura: “Astenetevi del male, da ogni male, praticate il bene, ogni bene; siate irreprensibili, tendete alla perfezione, fatevi guidare dallo Spirito Santo”. Ecco la vita del cristiano.
Come impegno specifico per questo periodo di Avvento che ancora ci rimane, prima del santo Natale, cari fratelli e sorelle, io vorrei lasciare questo a me e a voi. Abbiamo detto che il cristiano è, come San Giovanni Battista, un precursore, uno che prepara la strada a Gesù, uno che rende testimonianza a Gesù. Allora, possiamo forse preparare la strada a Gesù nel nostro ambiente in qualche cuore, in qualche anima, nella vita di qualche fratello che ci sta accanto? Certamente non siamo circondati da santi, o non tutti quelli che ci circondano e che noi frequentiamo sono santi. Tanti forse non pregano mai, tanti forse attorno a noi non vanno mai in chiesa, non si confessano da chissà quanti anni, vivono nel peccato, in situazioni di peccato … Ecco, possiamo fare qualcosa, noi precursori, testimoni della luce?! … Vediamo se possiamo fare qualcosa! Anzitutto con il nostro buon esempio, e poi anche con la parola. Avere il coraggio di annunciare Gesù, di scuotere le coscienze e dire: “Guarda fratello, guarda sorella, è Natale, ormai è Natale. E Natale è la gioia, Natale è Gesù. Vuoi far Natale anche tu con Gesù e con la gioia ? Apri il tuo cuore, prega, va in chiesa, accostati ai sacramenti e torna a questo Dio che tanto ti ama e si è fatto uomo anche per te e per la tua salvezza eterna”.
Padre Michele Iorio
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