Cari fratelli e sorelle, come sapete, il Papa continuamente eleva agli onori degli altari alcuni cristiani di ogni età e condizione e popolo e lingua che hanno raggiunto la santità, ossia - per essere sintetici – che hanno amato Dio con tutto il cuore e l’anima e hanno amato il prossimo, hanno praticato le virtù, hanno osservato il Vangelo in grado eroico. Le definizioni della santità, infatti, potrebbero essere molteplici, ma poi tutte si ritrovano e confluiscono le une nelle altre. E questi sono i Santi cosiddetti “canonizzati”, in pratica quelli che sono scritti sul calendario, quelli che si trovano nel martirologio, nelle enciclopedie, quelli che celebriamo durante l’anno liturgico.
Ma dobbiamo poi anche ricordare tutti quei cristiani i quali, pur non essendo stati proclamati solennemente Santi dal Papa e dalla Chiesa, cioè pur non essendo stati canonizzati in maniera ufficiale, sono comunque Santi, nel senso che - come prima dicevo - hanno anch’essi amato Dio e il prossimo, hanno praticato la virtù e il Vangelo in grado eroico. Perché poi, in definitiva, questa è la santità. Sono, per così dire, Santi “anonimi”, anonimi per noi ma dinanzi a Dio sono ben conosciuti.
E allora la Chiesa, nostra Madre e Maestra, in qualche modo per non offendere nessuno, per non far dispiacere a qualcuno e invece per invocare tutti, e per presentare tutti come modelli e come intercessori, ha voluto stabilire un giorno in cui, per così dire, “chiama a raccolta” assolutamente tutti i Santi di ogni tempo e di ogni luogo, nessuno escluso, quelli canonizzati e quelli non canonizzati, li chiama come ad un’unica festa di famiglia. Ed è appunto la festa dell’odierna ricorrenza liturgica di Tutti i Santi, ossia di tutti gli abitanti del Paradiso. Evidentemente, i salvati e i Santi in cielo fanno sempre festa, sono continuamente festeggiati dinanzi a Dio, ma la festa è per noi qui in terra, che siamo ancora pellegrini, che abbiamo bisogno di guardare in alto, abbiamo bisogno di rivolgerci ai nostri protettori, abbiamo bisogno di guardare ai nostri modelli, abbiamo bisogno di sentirci al fianco dei fratelli e degli amici. Ora tutto ciò sono per noi i Santi: protettori, modelli, fratelli e amici.
Ecco perché, nella Colletta iniziale di questa Messa, abbiamo pregato così: “Dio onnipotente d’eterno, che doni alla tua Chiesa la gioia di celebrare in un’unica festa – oggi appunto – i meriti della gloria di tutti i Santi, concedi al tuo popolo – cioè a tutti quanti noi –, per la comune intercessione di tanti nostri fratelli (Santi e Sante), concedi l’abbondanza della tua misericordia”.
Di che cosa abbiamo bisogno noi cristiani e pellegrini? Certo, di tante cose! Abbiamo bisogno del pane, dell’aria, della casa, del vestito – per dire delle cose materiali - ; e poi, per riferirci alle cose spirituali, abbiamo bisogno della verità, dell’affetto, della pace, dell’unità ecc ecc … Ma tutte queste cose, tutti questi beni ci vengono da Dio; e quindi noi, per l’intercessione dei Santi, invochiamo l’abbondanza dei benefici di Dio e soprattutto la sua misericordia, quella stessa misericordia che Gesù ci ha invitati a chiedere nel Padre Nostro con l’invocazione: “Rimetti a noi i nostri debiti”, cioè: Fa’ scendere sui nostri debiti la tua misericordia, per avere il perdono e la pace.
E allora, cari fratelli e sorelle, vorrei dire a me e a tutti voi, veramente: buona festa di tutti i Santi! Questa festa di famiglia, in qualche modo, è un anticipo di Paradiso. Ecco, ogni celebrazione liturgica, ogni Messa, ogni festa di Santi - S. Francesco, S. Rita ecc … - è un anticipo di Paradiso, è come trovare un aggancio con l’aldilà, con “la vita del mondo che verrà”, ma particolarmente poi lo sono alcune celebrazioni speciali, come senz’altro quella di oggi, Tutti i Santi , e quella di domani, ossia la Commemorazione di Tutti i Fedeli Defunti. Oggi, 1 novembre, noi guardiamo alla cosiddetta “Chiesa trionfante”, cioè che già trionfa in Paradiso, perché costoro sono ben degni del Paradiso per averlo meritato; e dopodomani 2 novembre noi guardiamo ai fedeli della cosiddetta “Chiesa purgante”, ossia quelli che si stanno ancora purificando nel Purgatorio, in attesa di essere ammessi al godimento eterno di Dio. E lo facciamo noi che siamo Chiesa cosiddetta - una volta si diceva e si dice ancora - “Chiesa militante”, cioè “che milita”, che combatte qui in terra perché effettivamente la vita è una guerra, non per le guerre che ci sono in giro, ma perché ogni giorno noi dobbiamo combattere contro il mondo, la carne e contro il diavolo, in definitiva contro il male e il maligno. E allora noi cristiani qui in terra siamo la “Chiesa militante”, chiamata anche “Chiesa pellegrinante”: siamo pellegrini non di un giorno solo o di qualche giorno come quando andiamo a Pompei, a S. Giovanni Rotondo, a Lanciano …, ma siamo veramente pellegrini per tutta la vita.
E allora, noi “Chiesa pellegrina” della terra, poi la “Chiesa trionfante” del Cielo e la “Chiesa del Purgatorio” siamo l’unica Chiesa di Cristo, e siamo veramente uniti, intimamente e profondamente, per il dogma, che proclamiamo anche nel Credo, della cosiddetta “Comunione dei Santi”. È particolarmente bello tutto questo: noi siamo separati, per così dire, soltanto da un velo, ma per la fede, per la Grazia e la preghiera noi siamo realmente uniti.
E allora oggi, in questa festa di famiglia, mentre ringraziamo e ci rallegriamo, noi, per così dire, “affrettiamo il passo”, nel senso che ci animiamo a camminare con più decisione e gioia verso la patria definitiva del Cielo per partecipare alla gioia e alla gloria di tutti quelli che ci hanno preceduto e che ci aspettano. Quando si ritorna a casa, specie dopo una giornata particolarmente faticosa e impegnativa, o specie da un posto più lontano, quando si torna a casa, man mano che si procede nel viaggio (a piedi, in auto, in treno, come volete voi) cresce l’ansia, specie se sappiamo che a casa ci aspetta una sedia per sederci, un tavolo per mangiare qualcosa, un po’ di caldo (se, per esempio, fa freddo), e specialmente se ci aspettano il viso, le braccia, il calore di persone care, della moglie, i figli, nipoti, parenti, amici …
Ecco, lungo il viaggio, tornando a casa, la nostra ansia cresce sempre di più. Similmente, vorrei dire, per il cammino della vita: man mano che passano i giorni e gli anni, dovrebbe crescere in noi l’ansia di arrivare a casa, anche perché quella è la nostra vera casa, la casa del Cielo e la casa del Padre, la casa comune e definitiva, e lì veramente ci aspetta non solamente qualcosa o qualcuno – una sedia, un tavolo, un po’ di minestra, un vestito, o l’affetto di persone care - , ma lì ci aspetta tutto il Paradiso, a cominciare da Dio Sommo Bene, Dio Trinità, Padre Figlio e Spirito Santo, e poi la Madonna, gli angeli, i Santi, i nostri parenti, tutti i salvati e insieme a loro poi veramente ogni “ben di Dio”, non per un poco ma per sempre. Più festa di così?! … Allora, cari fedeli, auguri veramente a tutti noi per la grande festa di oggi!
Sia lodato Gesù Cristo!
Padre Michele Maria Iorio
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