SACRA FAMIGLIA
Sia lodato Gesù Cristo!
Un uomo illustre e religioso si recò un giorno a visitare la casa di due coniugi che erano sempre in litigio tra di loro. Dopo aver osservato ogni cosa, egli disse: “Qui manca un mobile!”. “Come è possibile?!…! – intervenne la moglie – qui c’è tutto!”. – “No, manca un mobile!” insistette il visitatore. – “E quale?!”. – “L’inginocchiatoio!” – concluse – intuendo la causa dei bisticci degli sposi, cioè la mancanza della preghiera nella casa e nella famiglia.
Cari fratelli e sorelle, nell’odierna festa della Sacra Famiglia, vorrei che noi tutti – perché tutti, per un verso o per l’altro, siamo parte della famiglia: come genitori, come figli, come fratelli, come zii, come nipoti, come nonni e così via – in questa festa della Sacra Famiglia, vorrei che noi tutti ci esaminassimo sulla preghiera. Sulla preghiera personale e sulla preghiera comunitaria, sulla preghiera privata e sulla preghiera pubblica. Sulla quantità della preghiera, e ancor più sulla qualità della preghiera. Ci esaminassimo su questo, tenendo presente naturalmente la Sacra Famiglia di Nazareth, Giuseppe, Maria e Gesù, che è il modello in tutte le virtù e in tutte le cose e quindi anche e soprattutto per la vita di preghiera. Cioè, una famiglia umana e cristiana sarà perfetta nella misura in cui si avvicinerà quanto più è possibile a questo modello di Gesù, Giuseppe e Maria.
Qual è il segreto della Famiglia di Nazareth, il segreto per cui c’erano in quella famiglia tanta pace, amore, fraternità, giustizia, disponibilità, dolcezza e così via? … Non che Giuseppe-Maria-Gesù avessero tutto, non che avessero tutti i conforts, non che avessero soldi “a palate”; non che avesse un posto eccezionale nella società; non che non avessero problemi, difficoltà, sofferenze, dolori, dispiaceri, persecuzioni. Anzi, hanno sofferto la povertà, forse anche la fame. Abbiamo sentito nel Vangelo di oggi: furono fuggitivi, esiliati in un paese straniero. Quindi, parecchi problemi.
E anche qualche altra situazione difficile, per esempio quando Gesù non si trovò più, non si lasciò trovare per tre lunghi giorni. Un inconveniente abbastanza serio e preoccupante; difatti, Maria disse: “Noi angosciati ti cercavamo”. Però, tutto poi ritornò nella pace, come prima e più di prima, perché, tornati a Nazareth – come dice il Vangelo – : “Ed Egli stava loro sottomesso. E Gesù cresceva in sapienza età e grazia”. Ma perché tutto tornò nella pace e tutto progrediva sempre? Ritorna la domanda di prima: il segreto della Famiglia di Nazareth, su che cosa poggiava? La risposta la possono dare facilmente tutti: poggiava su Dio e sul rapporto con Dio, che è sostanziato proprio dalla preghiera: la preghiera di Maria, la preghiera di Giuseppe, la preghiera di Gesù, la preghiera di loro tre fatta insieme. Non è neanche possibile immaginare lo splendore e la meraviglia di quella preghiera; certo, mai preghiera più perfetta è stata innalzata dalla terra al cielo. Quello fu il segreto.
Una casa fondata sulla Parola di Dio ascoltata e praticata, e che poi diventa preghiera, è una casa fondata sulla roccia. Possono scatenarsi anche le tempeste più terribili, ma la casa non cade; mentre al contrario, ahimè: qual è il tarlo che insidia tutte le famiglie, specie quelle moderne o modernissime? Secondo il racconto o la storia che vi ho detto all’inizio, è proprio la mancanza di quel mobile, o di quello spazio, di quel tempo. Insomma, la mancanza della preghiera.
Non prega magari nessuno dei membri della famiglia, non si prega insieme, non si prega né la domenica né nei giorni feriali, oppure appena un pochino tanto per, in qualche modo, quietare la coscienza, ma non è una preghiera che arriva fino a Dio, perché non è fatta col cuore e con l’anima, non è un rapporto di amore con Dio vivo e presente, non è un colloquio fraterno, filiale, fiducioso, intimo.
Comunque, in questa festa della S. Famiglia, se è possibile - torno a ripetere - esaminiamoci sulla preghiera. Il suggerimento è indirizzato soprattutto ai giovani sposi, o a quelli che si preparano al matrimonio, ma comunque esso vale per tutti, perché i più anziani poi devono aiutare quelli che vengono dietro, figli e nipoti, a capire certe cose, queste cose che ho appena detto, se pure non è facile, specialmente oggi. Mettiamocelo bene in testa che, senza la preghiera, non è possibile costruire né una famiglia – padre, madre e figli – e né la “famiglia delle famiglie” che è tutta la società umana. Sarebbe una casa costruita sulla sabbia: basta un soffio di vento per buttarla giù, e la rovina è grande … Direi che oggi ci stiamo preparando “all’eutanasia di gruppo”, come dice una certa canzone; cioè ci stiamo preparando alle ecatombe generale e globale – e potrebbe essere che vi assisteremo anche noi attualmente viventi. Dico queste cose non per essere pessimista, assolutamente; ma è sicuro che, se scompare Dio e se scompare la preghiera, veramente questa è la morte in maniera irrimediabile, è l’inizio della fine.
Cari fratelli e sorelle, è possibile fare qualcosa? … È doveroso fare qualcosa! È giusto fare qualcosa! Dobbiamo, devo fare qualcosa! Perché Dio lo vuole, Dio ci dà ancora tempo, un altro anno … “ Lasciamolo un altro anno” – disse quel padrone della parabola evangelica – “ vediamo se in quest’anno l’albero concimato a dovere, porterà i suoi frutti; se no …”. Quanto sono grandi la pazienza, la bontà e la misericordia del Signore nostro Dio!
Allora, ciascuno di noi, a questo punto, è chiamato in causa in prima persona, anzitutto a esaminarsi, a esaminarci, a esaminarmi io se prego, se prego spesso, se prego bene, oppure se al contrario trovo tutte le scuse per non pregare, anche quando è un obbligo grave per noi cristiani, come la partecipazione alla Messa domenicale; se vogliamo regolarci secondo i comandamenti eterni di Dio e non secondo la nostra mente umana volubile come una bandiera.
Quindi, esaminarci sulla nostra preghiera personale; perché, se io non sono un uomo di preghiera, una persona di preghiera, non contagerò gli altri, né mia moglie o mio marito e né i miei figli. Non li contagerò circa il dovere della preghiera. Mi viene in mente in questo istante quella pagina del Vangelo, dove si dice che Gesù stava pregando, e stava pregando così bene, che gli apostoli si incantarono a guardarlo, e non vollero disturbarlo assolutamente, fino a quando non ebbe terminato. Solo allora osarono avvicinarsi, e qualcuno un po’ più coraggioso domandò: “Signore, insegnaci a pregare!”. Erano rimasti veramente incantati dalla preghiera di Gesù, anche dal suo atteggiamento esteriore. Quindi, la preghiera di Gesù contagiava la preghiera degli apostoli.
Similmente se la nostra preghiera è fatta bene, è fatta col cuore, prima o poi contagerà anche gli altri. Anzi, dico di più: se nella casa almeno un membro della famiglia prega, almeno uno, ma prega bene – col cuore, con l’anima, con perseveranza, di modo che questa preghiera, per così dire, risplende dal volto, dai gesti, dallo sguardo, dalle parole, da tutto -, allora quella casa non è perduta del tutto, si può ancora sperare, è sempre possibile la salvezza.
Cominciamo, cari fratelli e sorelle, cari coniugi cristiani: facciamolo, aggiungiamo qualche altra cosa, miglioriamo la nostra preghiera. E cominciamo proprio oggi, o il primo gennaio dell’Anno Nuovo, o comunque in queste feste natalizie: almeno un momento di preghiera fatta insieme (a pranzo, o alla sera, per esempio) e la Messa domenicale magari con tutti i membri della famiglia (o divisi in due turni). Non tarderemo a sperimentarne i benefici e gli autentici miracoli. Dio lo vuole e noi ne abbiamo assoluto bisogno, perché soltanto la preghiera può ancora salvare le nostre famiglie e salvare “la famiglia delle famiglie”, ossia tutta l’umanità.
Ce lo conceda la Santa Famiglia di Nazareth! Amen!
Sia lodato Gesù Cristo!
Padre Michele Iorio
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