Sia lodato Gesù Cristo! Il tema dell’acqua ritorna in tante poesie e canzoni, religiose e no. L’acqua è il segno e la fonte della vita. Quando essa non c’è o è inquinata, come capita sempre più spesso oggi, sorgono grossi problemi. Averne in abbondanza è una grande grazia, averla a portata di mano (per esempio, in casa, dal rubinetto) è una grazia ulteriore. Perché non sempre è stato così, come ci testimonia anche l’episodio evangelico di oggi: quella donna samaritana doveva fare un bel po’ di strada per andare ad attingere: evidentemente allora tutte le donne facevano così; beh, veramente fino ad alcuni decenni fa anche da noi, specie nei paesi dell’entroterra, non c’era l’acqua in casa, e bisognava andare al pozzo o alla fontana pubblica. La cosa comportava una certa fatica, bene avvertita anche dalla Samaritana che, appena intuì la possibilità di scansarsela, subito ne approfittò per chiedere a Gesù: “Dammi di quest’acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”.

L’acqua, dunque, è, cari fratelli e sorelle, il tema centrale della Liturgia della Parola odierna, in particolare del santo Vangelo. Ma essa, naturalmente, viene intesa in senso soprannaturale, come d’altra parte quasi sempre nella Bibbia, specie le cose più belle, grandi, importanti, fondamentali e necessarie. Il concetto dell’acqua è, così, applicato a Dio, alla Grazia di Dio, all’amore di Dio. Che cosa si vuol dire? Siccome l’acqua significa la vita, allora Dio è la nostra vera acqua perché egli ci dà la vita; Gesù stesso, in quanto Dio, ci dà la vera acqua, l’acqua della Grazia.

Questo per parlare dell’acqua, secondo le indicazioni delle Letture di oggi; ma una cosa simile, come dicevo, si può affermare di tante altre cose.

Per esempio, Dio è anche il nostro sole. Gesù ha detto: “Io sono la luce del mondo”; ora, l’unica luce del mondo intero è appunto il sole; quindi, è come se egli avesse detto: “Io sono il sole”.

Ancora: Dio è la nostra aria. S. Paolo dice: “In Lui siamo, viviamo, ci muoviamo ed esistiamo”. Siamo e ci muoviamo in Dio, più o meno come nell’aria che ci segue dappertutto e della quale non possiamo assolutamente fare a meno.

Anche il pane è abbastanza fondamentale per la nostra esistenza, tanto che Gesù ci ha insegnato a chiedere nel Padre Nostro: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Però egli ha anche detto: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Ha fatto così capire che il cibo spirituale è ancora più importante di quello materiale. Perciò nel Vangelo di oggi ai discepoli che ritornano dalla città con un po’ di provviste e gli chiedono se vuol mangiare, Gesù risponde: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”. Bisogna nutrirsi di Dio, della sua volontà, del suo amore e della sua Parola, così come ci si nutre del pane e anzi ancora di più. Gesù stesso poi si è fatto pane spezzato per noi nell’Eucaristia e ha detto: “Prendete e mangiatene tutti… chi mangia di me, vivrà per me…”. Come, con il mangiare, il pane diventa nostra carne e sangue e quindi nostra vita, così con la S. Comunione Gesù si fa vita spirituale delle anime nostre. Carissimi, quanto è bella la nostra fede cattolica!

Potremmo utilmente continuare anche a casa a leggere e applicare la Bibbia in questa prospettiva spirituale.

Ma in conclusione, Dio è veramente e semplicemente il nostro tutto; e Gesù è Dio fatto uomo. Chi vuole altre cose se le vada a cercare, ma per noi Dio è tutto, come ripeté continuamente in una notte di preghiera il Serafico Padre S. Francesco d’Assisi: “Mio Dio e mio tutto!”. Proviamo a pregare anche noi così qualche volta, specie quando siamo soli, in camera, nel silenzio, magari nell’oscurità della notte, dinanzi al Crocifisso o ad una bella immagine sacra: “Mio Dio e mio tutto!”. Dobbiamo, però, ben pensare a quello che diciamo con la bocca e domandarci: “Mio Dio, ti considero veramente il mio tutto, oppure vado in cerca di questo, di quello e di quell’altro ancora?”.

Sarebbe bello potersi fermare a commentare ogni parola della pagina evangelica di oggi, per scoprirne tutta la profondità. Adesso qui mi voglio fermare a dire qualche piccola cosa solo sulla frase di Gesù: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.

Qui sono messe a confronto due acque: l’acqua del pozzo che la Samaritana attingeva col suo secchio, e l’acqua che Gesù prometteva di dare e per la quale non ci voleva né pozzo né secchio, tanto che la donna si meravigliò molto: “Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque questa acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?”. Intuì però che c’era qualcosa di misterioso in quella affermazione e in colui che l’aveva pronunciata.

Torno a ripetere: qui sono messe a confronto due acque, quella materiale e quella spirituale. La seconda è di gran lunga superiore alla prima per tante ragioni ma, stando alle parole di Gesù, particolarmente per il motivo che l’acqua materiale dà di nuovo sete, mentre quella spirituale disseta per sempre. Solo Dio (e Gesù è Dio) è il nostro tutto, capace di realizzarci completamente e per sempre. S. Pietro esclamò quella volta: “Da chi andremo, Signore? Tu solo hai parole di vita eterna!”. E Gesù in persona affermò: “Io sono la via, la verità, la vita”; e disse di se stesso ancora tantissime altre cose simili.

Scrivevo prima che chi vuole le cose del mondo se le vada a cercare. E difatti da sempre l’uomo cerca tante e tante cose, oggi forse più di ieri, perché ci sono maggiori possibilità di godimento rispetto al passato: cibo, bevande, vestiti, case, viaggi, auto, hobby, canzoni, comforts, computer, telefonino, internet … sesso, droga, giochi, e chi più ne ha più ne mette. Cose buone e cose cattive. Ma la parola di Gesù ci inchioda: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete”.

C’è stato mai un uomo che si è saziato bevendo delle cose terrene? Assolutamente no, perché uno più ne ha e più ne vorrebbe, e non si è mai soddisfatti. In fondo in fondo, le cose materiali non dissetano: “Tu, o Signore, hai fatto il nostro cuore per te ed esso è inquieto finché non riposa in te” diceva già S. Agostino. Il nostro cuore è riarso finché non lo disseta il Signore Dio. La parola del Vangelo di oggi, come tutte le altre pronunciate da Gesù, è vera e non passerà giammai. Il progresso potrà inventare mille altre cose in futuro; magari metterà a disposizione un aereo per fare gratis le vacanze sulla luna e nello spazio, e così tantissime altre avventure, ma la Parola di Dio rimane immutata: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete”.

“Ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete”.

Constatiamo la veridicità di questa affermazione con l’esperienza di tutti i Santi, antichi e recenti; o anche con quella di un semplice cristiano che però si impegna giorno per giorno con buona volontà e con amore, che si lascia guidare dalla fede-speranza-carità, che si dedica alla preghiera, che si nutre della Parola di Dio, che si accosta ai Sacramenti, che fa la sua strada con Gesù, che lo ama veramente. Ecco, ad un santo o ad un cristiano del genere, se tu gli domandi: “Vuoi qualcos’altro? Cosa desideri?”, egli ti risponderà: “Nulla, assolutamente nulla su questa terra; desidero solo una cosa di più: vedere il volto di Dio svelato pienamente in Paradiso”. E’ proprio vero allora che “chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete”.

Se le cose stanno così, cari fratelli e sorelle, guardiamoci assolutamente dal barattare Gesù Cristo, la fede e i valori spirituali per le cose terrene, come stanno facendo oggi, ahimè, anche tanti cristiani e cattolici!

Ricordiamo che chi beve delle cose terrene avrà ancora sete, mentre chi beve di Gesù non avrà più sete. Anzi, aggiunge nostro Signore: “l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna”.

La prima interpretazione di questa ulteriore precisazione non può che essere la seguente: l’acqua che Gesù ci dà la berremo per l’eternità, perché in Paradiso saremo sempre con il Signore come diceva S. Paolo, e quindi non la lasceremo giammai, mentre invece lasceremo l’acqua delle cose terrene. Tu puoi avere anche quindicimila ville e miliardi di soldi di cui neanche tu conosci l’ammontare, però comunque alla fine, e spesso all’improvviso, lascerai tutto; al massimo, queste cose potrai goderle per il tempo della vita, con tutti gli inconvenienti che ben conosciamo. L’ acqua di Gesù, invece, è un’acqua eterna: cominci a berla di qua e non finirai mai di dissetartene per i secoli dei secoli.

Ma della frase citata ci potrebbe essere anche un’altra interpretazione, complementare alla prima. Sappiamo bene che cos’è una sorgente: il luogo dove nasce il fiume. Chi va alla sorgente trova sempre l’acqua in sovrabbondanza. Il significato dell’espressione, allora, sarebbe dunque questo: l’acqua che Gesù dà ad un’anima diventa in lei come una sorgente, ossia la persona che è piena di Gesù diventa essa stessa sorgente che a sua volta disseta gli altri, tutti quelli che incontra.

Noi non andiamo forse da S. Francesco d’Assisi per bere a piene mani?! Quanti milioni di figli spirituali sono andati da P. Pio da Pietrelcina per dissetarsi alla sorgente scaturita in lui, che non era sua ma veniva da Gesù?! Quindi: sorgente da sorgente, acqua su acqua, vita su vita. E la stessa donna samaritana del Vangelo di oggi, dopo che ha bevuto lei alla verità di Gesù, in fondo che cosa fa se non cominciare a dissetare anche gli altri? Gesù pian piano l’ha abbeverata alla sua verità, corrispondendo alla richiesta di lei: “Dammi di quest’acqua”. Anzitutto Gesù comincia a farle vedere la situazione di peccato grave nella quale si trova: è questa la prima condizione, il primo passo verso la luce. Poi le fa un discorso un po’ più elevato: che bisogna adorare Dio in spirito e verità. E infine le si manifesta apertamente: “Il Messia sono io che ti parlo”. Bene; dopo che la Samaritana si è dissetata, che cosa fa? Va dai suoi compaesani e comincia a parlare di Gesù in lungo e in largo: “’Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?’ Uscirono allora dalla città e andavano da lui”. Ecco: l’acqua di Gesù in lei era già diventata una sorgente a cui anche gli altri potevano attingere.

Così deve essere anche per tutti quanti noi, cari fedeli: bere a piene mani dell’acqua che è Gesù, e poi a nostra volta dissetare gli altri. Non è entusiasmante tutto ciò?! …

Padre Michele Iorio

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